Nel mirino i criteri valutativi dei genitori adottanti

Bimbo adottato soffocato dal padre a Pescara: la Russia apre un'inchiesta

Nicoletta Orlandi Posti

Le autorità giudiziarie della regione russa di Amur hanno aperto un procedimento penale per negligenza sulla gestione della documentazione per l’adozione del bambino ucciso nei giorni scorsi a Pescara dal padre in un raptus. Lo ha detto all’agenzia di stampa russa Itar-Tass il portavoce della Commissione investigativa russa Vladimir Markin, secondo cui «la decisione di aprire il procedimento è stata presa dopo un’indagine procedurale dalla quale sono emerse informazioni su una possibile negligenza che i funzionari statali della regione di Amur avrebbero commesso nell’elaborazione dei documenti per l’adozione del bambino nel 2012». L’Itar-Tass ricorda che ai parenti di Maxim e ad altri cittadini russi, venne negata l’adozione del bambino ed è anche su questo che si concentrerà l’inchiesta, così come sul dovere dei responsabili di «controllare le condizioni di vita e dell’educazione del bambino nella famiglia adottiva». La confessione - Il bambino, di 5 anni, è stato ammazzato nel sonno il 18 luglio scorso dal padre adottivo, Massimo Maravalle, che oggi ha confermato al gip di aver ucciso il figlio la notte tra giovedì e venerdì soffocandolo con un cuscino. Oltre al gip del tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea, all’interrogatorio in carcere erano presenti il pm Andrea Papalia e Sabatino Trotta, psichiatra del Centro di salute mentale della Asl pescarese. Uno dei difensori di Maravalle, l’avvocato Alfredo Forcillo, al termine dell’interrogatorio, durato circa 45 minuti, ha detto ai cronisti che il suo assistito «ha di nuovo confessato di aver ucciso il figlio forse per un delirio riconducibile alla sua malattia, che era ben controllata fino a quando prendeva i farmaci. Poi a un certo momento ha smesso di prenderli in maniera autonoma e senza dire niente a nessuno perchè questi farmaci evidentemente lo indebolivano e lo facevano stare male. Ha smesso di prenderli e ovviamente non ha saputo gestire più i pensieri deliranti che gli facevano pensare che ci fossero dei complotti che potevano provocare del dolore al figlio, torture e cose di questo genere». Aveva sospeso i farmaci - L’incidente probatorio - ha confermato Forcillo - è stato già richiesto «e con la nomina del perito poi si chiarirà forse meglio, con l’aiuto di una persona competente, quello che è accaduto». Forcillo ha aggiunto che il ricordo di Maravalle «è lucido fino a un certo punto, non ricorda bene con precisione. Non ha pianto, è profondamente turbato e addolorato. Si è reso conto di quello che ha fatto. Lo ha detto, ma questi sono meccanismi mentali che francamente io non sono in grado di spiegare». «Ora - ha spiegato l’avvocato - entreranno in campo dei professionisti che potranno chiarire quali meccanismi mentali intervengono in questo genere di patologie. Tutti abbiamo l’intenzione di capire fino in fondo quello che è stato, perchè è successo e se ci sono delle responsabilità penali da poter attribuire perchè il codice prevede anche delle situazioni di incompatibilità con il processo stesso e la capacità di gestire situazioni. Io non so quali fossero le condizioni di Maravalle al momento del fatto. Aspettiamo che i periti ci diano qualche chiarimento su come la mente umana possa avere questi comportamenti. Maravalle era un genitore affettuosissimo».