Tartassati

L'escamotage per pagare meno Imu: scoperchiare i capannoni

Nicoletta Orlandi Posti

Negli ultimi tre anni si sono moltiplicate le domande ai Comuni per rimuovere i tetti dei capannoni così da ottenere uno sconto sull'Imu. Segno di un'imprenditoria senza più speranza. Dal reportage del Giornale viene fuori uno spaccato dell'Italia, dal Nord Est alla Puglia passando per l'Emilia Romagna, le Marche, l'Abruzzo, il Molise, che è costretta a "sfregiare" quanto di più caro questi imprenditori hanno al mondo: la loro azienda, che è come una casa, una seconda famiglia visto che la maggior parte di loro lavorano fianco a fianco con i dipendenti, indossano le loro stesse tute, soffrono la stessa crisi. E quando arriva il crack finanziario e l'ombra del fallimento di allunga si cerca il modo per risparmiare almeno sull'Imu. L'unico modo è quello di rendere inagibile il capannone, un modo che è per gli imprenditori una scofitta umana e professionale, ma è pur sempre un tentativo per non chiudere tutto. Ecco allora che si presenta domanda al Comune aspettando, perché non è detto che si riceva il via libera, che l'ufficio preposto autorizzi la rimozione del tetto e dunque la decurtazione dell'Imu il cui pagamento potrà essere anche dilazionato. "Pago tasse pure senza avere più guadagni", si sfoga con Nino Materi un imprenditore che per vergogna vuole restare anonimo, "su tutte l'Imu che mi preleva almeno 4-5 mila euro l'anno. Nel 2013 tra errori e conguagli ho dovuto sborsare 10.600 euro". In cuor suo, lui come tutti gli altri, spera di ricoprire presto il capannone, di tornare a lavorare, a produrre. Per ora lo scenario dei capannoni scoperchiati è inquietante e fa tanta rabbia: là dove un giorno si produceva ricchezza oggi c'è solo desolazione.