Tempismo

Il business della puntualitàArrivare in tempo ci farebbe guadagnare 22 miliardi

Nicoletta Orlandi Posti

Andrea Battista e Marco Ongaro, professionalmente agli antipodi, eticamente accomunati da un amore smodato per la puntualità. Manager uno, cantautore e drammaturgo l’altro, hanno unito forze e competenze per colmare una delle lacune del pensiero Occidentale. Quale sia questa lacuna i due lo spiegano con chiarezza nel saggio edito da Giubilei Regnani con il titolo di Elogio della Puntualità, in libreria a 16 euro. Un libro breve, appena 195 pagine, un libro denso, capace di restituire al meglio la molteplicità di valori e significati che dal concetto di «puntualità» nasce per poi diramarsi in diversi ambiti della società. Dall’etica alla morale, dall’economia fino al rispetto dell’altro. Perché la «puntualità», parola di norma associata alla capacità di arrivare in tempo, sottende in realtà un concetto trasversale, le cui radici vanno ricercate innanzitutto nella sfera etica, e quindi morale, della società. La quale, vuoi per precisa volontà, vuoi per quella stessa mancanza di tempo addotta a scusante dai ritardatari cronici, ha trascurato l’importanza del tema trattato da Ongaro e Battista, così dediti alla causa di cui scrivono da utilizzare l’introduzione del saggio come prova di ciò che dicono. «Era necessario che questo libro fosse scritto a quattro mani. Gli autori dovevano dare l’esempio di un appuntamento rispettato, di un coordinamento guidato dalla puntualità» per centrare il loro obiettivo: indagare, spiegare e infine educare gli italiani ad uno stile di vita basato sul rispetto del tempo. E proprio dal tempo, dai suoi abusi e maltrattamenti, la narrazione prende il via, preparando fondamenta solide per le argomentazioni a venire e analizzando con ironia la fenomenologia del ritardatario doc, essere capace di sciorinare con nonchalance improbabili giustificazioni o scuse solo abbozzate atte a compensare la frustrazione del puntuale, persona in via d’estinzione destinata a perdere nel corso della vita ore, minuti, persino mesi. «Mia moglie mi ha tradito ed è crollata la Borsa: non so più dove mi trovo». «Scusa, mi si è rotta la macchina», «Mi sono innamorato e non capisco più niente» E ancora, «Quand’è che mi avevi detto l’ora dell’appuntamento? Ah! Del giorno in cui mi hanno tolto il dente del giudizio non ricordo più niente!». Dal cialtrone, incapace di prendere sul serio la vita, all’indifferente («La puntualità è un problema altrui»), ogni tipologia di ritardatario ha la scusa pronta. E, fantasia più, fantasia meno, queste giustificazioni possono essere veramente degne di nota, non fosse altro che per la caparbietà con cui vengono riproposte. Eppure non tutti i puntuali sono dotati di senso dell’umorismo e, in alcuni casi, le risate lasciano il posto all’amarezza che sopraggiunge non appena si arriva al capitolo dedicato all’economia. La non puntualità ha un costo e all’ammontare di tempo perso in ritardi mal giustificati corrisponde un valore in denaro da far accapponare la pelle. Ad essere ottimisti e ipotizzare che ciascuno di noi perda solo 10 minuti al giorno ad aspettare altri, sono 22 i miliardi persi ogni anno sul Pil. Ma rimediare è possibile, la puntualità è un’arte che può e deve essere insegnata. Nell’attesa però che ciò avvenga, gli autori ci lasciano con 101 stratagemmi per passare il tempo. Elaborare la fondazione di un partito e pianificarne la caduta è tra questi. di Claudia Casiraghi