I nosti soldi
Imu, ecco il saldo: per la casa si pagherà il 53% in più
di Sandro Iacometti A certificare l’impatto devastante sulla tasche degli italiani della stangata sulla casa, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per il saldo, è lo stesso ministero delle Finanze. «Pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa», si legge nella nota ufficiale diffusa ieri sui dati dei primi 10 mesi dell’anno, «la dinamica delle entrate conferma la tendenza alla crescita a ritmi superiori rispetto all’analogo periodo 2011 per effetto delle misure correttive varate a partire dalla seconda metà 2011». In particolare, ammettono da Via XX Settembre, «ha contribuito il gettito della prima rata Imu». In effetti 9 miliardi di gettito aggiuntivo non sono pochi, considerato che l’incasso complessivo da gennaio a ottobre è di 322 miliardi e che l’aumento rispetto allo stesso periodo del 2011 è di 12 miliardi di euro. Ebbene, se l’acconto è stato pesante, la rata del 17 dicembre lo sarà molto di più. Per l’esattezza il 53% in più. Rispetto ai 9,13 miliardi sborsati dagli italiani prima dell’estate, il salasso di Natale si aggira infatti sui 14 miliardi. Il macigno aggiuntivo di 5 miliardi è dovuto interamente all’incremento generalizzato delle aliquote disposto dai Comuni per far quadrare i bilanci locali. Una facoltà prevista dalla legge che ha, però, superato anche le aspettative del governo, considerato che nel salva Italia si prevedeva un gettito complessivo di 21 miliardi, mentre l’asticella salirà fino a 23,1. Lo zampino dei sindaci, secondo le rilevazioni della Uil Servizi Territoriali, ha portato l’aliquota media sulla prima casa al 4,36 per mille, con un aumento del 5,6% rispetto all’aliquota base stabilita dal governo Monti, mentre per la seconda casa il rialzo è stato del 15,5%, con una percentuale di tassazione balzata all’8,78 per mille. Bilancio ancora più salato secondo gli esperti del Sole 24 Ore, che hanno calcolato aliquote medie rispettivamente del 4,5 per mille e del 9,7 per mille. Quello che fa impressione è, però, lo scostamento tra l’esborso complessivo della prima e della seconda rata. Sulle prime case si passa da un gettito di 1,6 miliardi ad un saldo di 2,6 miliardi, con un incremento percentuale addirittura del 58,3%. Va peggio ai proprietari di seconde case, che con un acconto di 2,3 miliardi e una seconda rata di 3,8 miliardi ricevono a dicembre una mazzata cresciuta del 65,7%. A rendere il tutto ancora più spiacevole ci sono, infine, le modalità di pagamento, che stanno mandando in tilt i commercialisti e mettendo a dura prova la pazienza dei cittadini. La novità della seconda rata è l’introduzione del bollettino postale, che si affianca al modello F24. Si tratta certamente di un’opzione in più per i cittadini, ma è presto per cantare vittoria. Intanto il limite ai pagamenti in contanti a 1.000 euro potrebbe limitare l’utilizzo di questo strumento per chi non ha carte di credito o chi ha una tessera bancomat con tetti di spesa contenuti. Poi, c’è il problema di chi ha più di una tassa da pagare. Il bollettino di Poste Italiane ha prestampata la dicitura Pagamento Imu e riporta il numero del conto corrente che è unico in tutta Italia. Ma se in uno stesso Comune il contribuente ha più immobili sui quali pagare l’imposta, il versamento deve essere unico e cumulativo comprendendoli tutti, mentre se gli immobili sono in diversi Comuni bisogna utilizzare un bollettino diverso per ogni pagamento. Ma quello che sta mettendo in crisi anche gli esperti è il doppio calcolo sulle seconde case. Per il 50% che spetta allo Stato, infatti, l’aliquota da tenere in considerazione è lo 0,76%, mentre per calcolare la restante quota dipende dalle decisioni delle singole amministrazioni territoriali. Risultato: a meno di quindici giorni dalla scadenza per il versamento del saldo Imu, nei Caf è già caos. E l’ingorgo potrebbe crescere nei prossimi giorni. A lanciare l’allarme è Unimpresa, che sta rilevando una situazione di «enorme disagio» nella rete dei centri di assistenza fiscale dell’associazione: 900 Caf suddivisi fra le 60 sedi provinciali di Unimpresa sparse su tutto il territorio nazionale. «Non abbiamo dati precisi», ha detto il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, «tuttavia negli ultimi giorni stiamo ricevendo molte segnalazioni di difficoltà da tutta Italia». twitter@sandroiacometti