La crisi
Ilva, il governo approva il decreto: un garante per non far chiudere Taranto
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge per scongiurare la chiusura dell'Ilva, che continuerà a produrre garantendo però da parte dell'azienda il rispetto dell'ambiente e soprattutto investimenti per migliorare le tecnologie. A sorvegliare il rispetto delle regole sarà un garante. Il decreto, sottolinea il premier Mario Monti in conferenza stampa, che "non è un 'salva Ilva' ma 'salva ambiente, salute e lavoro'". Questo decreto "mette in condizione l'azienda - ha proseguito il ministro dello Sviluppo Corrado Passera - di rispettare tutti i limiti dell'Aia (l'autorizzazione integrata ambientale, ndr) che a sua volta ha recepito le indicazioni della magistratura". Il 6 dicembre prossimo il Tribunale del riesame dovrà pronunciarsi sul sequestro degli impianti a caldo dello stabilimento di Taranto, "e credo che anche i giudici dovranno tenere conto di questa legge", ha sottolineato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, a blindare la sopravvivenza del secondo polo siderurgico europeo al centro delle polemiche per l'impatto ambientale sulla città. Un impatto ambientale che ha spinto il gip di Taranto a porre i sigilli sugli impianti e, conseguentemente, la proprietà Riva ad annunciare la chiusura definitiva. Cosa prevede il decreto - Il decreto varato oggi dal Consiglio dei ministri "stabilisce che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell'Aia". Il rilascio a ottobre da parte del Ministero dell'Ambiente dell'autorizzazione integrata ambientale ha anticipato gli obiettivi fissati dall'Unione europea in materia di BAT - best available technologies (tecnologie più efficienti per raggiungere obiettivi di compatibilità ambientale della produzione) di circa 4 anni. Con il provvedimento odierno - spiega il comunicato di Palazzo Chigi - all'Aia è stato conferito lo status di legge, che obbliga l'azienda al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento. Qualora non venga rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento, il decreto introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall'Aia. "I provvedimenti di sequestro e confisca dell'autorità giudiziaria - spiega ancora il comunicato stampa - non impediscono all'azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell’autorizzazione". "L'Ilva - spiega il comunicato stampa - è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni dell’autorizzazione ambientale". Palazzo Chigi definisce il decreto legge "un cambio di passo importante verso la soluzione delle problematiche ambientali, il rispetto del diritto alla salute dei lavoratori e delle comunità locali interessate, e la tutela dell'occupazione". "In questo modo - prosegue la nota - vengono inoltre perseguite in maniera inderogabile le finalità espresse dai provvedimenti assunti dall’autorità giudiziaria". La reazione della Procura Conflitto di attribuzione o eccezione di incostituzionalità: è quanto potrebbe avanzare la Procura di Taranto il prossimo 6 dicembre al Tribunale del riesame a proposito del decreto legge sull'Ilva varato oggi dal Governo. Il 6 dicembre infatti il Riesame giudicherà l’istanza di dissequestro dei prodotti finiti presentata dall’Ilva dopo l'operazione di lunedì scorso della Guardia di Finanza e in quella sede la Procura intenderebbe intervenire in merito al decreto del governo.Intervitato dal Corriere della Sera il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio spiega che non vuole essere considerato il "pazzo nemico di 20mila operai" e confida: "Se solo avessi cinque minuti per un caffè con il presidente Napolitano e con Mario Monti racconterei loro dei bambini che qui nascono già malati di tumore...". Non solo il ricorso alla Consulto, la Procura di Taranto sta pensandop anche di chiedere il giudizio immediato per Emilio Riva e per gli altri imputati.