La decisione

Ilva Taranto, 2.000 operai in cassa integrazione

Giulio Bucchi

L'Ilva di Taranto metterà in cassa integrazione duemila dipendenti dell'area a freddo dello stabilimento siderurgico. E i tempi sono strettissimi: si parte dal 19 novembre. Lo ha annunciato ai sindacati Fim, Fiom e Uilm la stessa azienda di proprietà della famiglia Riva coinvolta nell'inchiesta giudiziaria sull'inquinamento ambientale. Il polo, il più grande d'Europa del settore, dà occupazione a 11.850 dipendenti diretti e oltre 2.000 nell'indotto: l'impatto dell'ultima decisione, dunque, rischia di essere pesantissimo. La cassa integrazione dovrebbe durare 13 settimane e riguardare i reparti tubificio longitudinale 1-2 rivestimenti, area Iaf impianti a freddo, treno lamiere, treno nastri 1, officine e area servizi. Decisiva, secondo l'azienda, l'incertezza produttiva legata proprio agli sviluppi dell'inchiesta. "Dal 26 luglio scorso, giorno della notifica del sequestro preventivo, l'attività dell'Ilva non è rallentata - ha spiegato il segretario generale della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli -. Si continua a lavorare al 70% della capacità produttiva, esattamente come un anno fa". Ma secondo l'Ilva il numero di commesse è diminuito sensibilmente.