Ho fatto un casino

Le registrazioni e il tracciato del radar inchiodano Capitan Codardo

Alberti Eva

Capitan Schettino ha un bel difendersi in tv e dichiararsi vittima e quasi eroe, per aver evitato guai peggiorinella tragedia della Costa Concordia. La "scatola nera", i cui dati sono ora trascritti e pubblici, dà un'altra versione. Secondo le registrazioni del Vdr della nave, che ha ripreso conversazioni e dati della strumentazione fino alle 23.36, Schettino ha preso infatti il comando manuale della Costa, deviando dalla rotta programmata dal computer di bordo, giusto prima dello schianto contro gli scogli dell'isola del Giglio. La trascrizione dei dialoghi è stata depositata dai Ris alla procura di Grosseto, e fa parte dell'incidente probatorio. Secondo le registrazioni, alle 21.38 Schettino aveva telefonato a Terenzio Palombo, comandante della Costa Crociere in pensione, per avvertirlo che stava per passare vicino al Giglio (e gli chiede «ma c'è acqua a 0,3?»). Dunque, alle 21.39 e 14 secondi del 13 gennaio il capitano pronuncia la frase di rito "I take the conn", che gli fa assumere il comando in plancia disattivando il pilota automatico. Da allora si userà il "timone a mano", ovvero si seguiranno le istruzioni di Schettino che devia dalla rotta. Alle 21.42 la Concordia fa una virata troppo brusa e tocca uno scoglio. A quel punto in plancia sono momenti di tensione: "Stiamo proprio col culo a terra!" dice un ufficiale bestemmiando, "chiudete le porte stagne a poppa". Una voce maschile, non per forza identificabile con quella di Schettino, sussurra: "Mi sento in colpa". Poi quello che è sicuramente il capitano chiede: "Ma dove abbiamo toccato?". "Lo scoglio", "su uno scoglio a pelo d'acqua", rispondono. "È l'inchino che voleva", dice una voce maschile (potrebbe anche essere "che volevamo", secondo i Ris). "L'importante è che non ci sia entrata acqua", dice Schettino alle 21.46 e 41 secondi.  La situazione precipiterà. Schettino telefona prima a Roberto Ferrarini, dell'unità per le emergenze di Costa Crociere a Genova: "Roberto ho fatto un casino!... Senti una cosa: io sono passato sotto l'isola del Giglio, qua! È stato il comandante Palombo... mi ha detto "passa sotto passa sotto". Sono passato sotto qua, ho preso con la poppa un basso fondale... Sono proprio distrutto... è perché, perché abbiamo preso questa botta sulla poppa, solo sulla parte della poppa. Mi ha detto Palombo, mi ha detto: Vieni!". Poi alle 22.21 e 40 secondi il capitano chiama Livorno per il rimorchiatore, che è già stato avvisato; alla domanda della capitanera che chiede di feriti e della causa della falla, una voce maschile risponde: "Uno squarcio dovuto a uno scoglio", ma un'altra sopraggiunge: "Non è ancora identificabile. Falla, squarcio alto sinistro". Infine sulla plancia si decide per l'abbandono della nave: "Va buo', va buo', j a', facciamoli andare a terra... Va bu o'", dice il comandante alle 22.28 minuti e 40 secondi. Ma non pare convinto, e alle 22.29 e 47 secondi a chi gli chiede di ordinare finalmente la procedura dice: "Sì, aspetta, fammi... fammi chiamare un attimo a Ferrarini". Alla fine la nave verrà abbandonata prima. I morti saranno 32.