Il dibattito su Capitan Codardo

Selvaggia: "Schettino, che vergognapagarlo per l'autodifesa in tv"

Andrea Tempestini

  Francesco Schettino, il capitan Codardo della Costa Concordia, si è difeso in tv, a Quinta Colonna, un programma delle reti Mediaset. Per la sua apparizione Schettino è stato profumatamente pagato: il fatto ha suscitato polemica sul web e non solo. Secondo Selvaggia Lucarelli "è vergognoso pagarlo per la sua difesa". La risposta di Francesco Borgonovo: "La notizia ha un prezzo. E' ipocrita chi si indigna". Segue il commento di Selvaggia Lucarelli. Mai stata una da “Questa è l’Italia”. Detesto il populismo d’accatto. Raramente scomodo il codice a barre per supportare l’idea di un codice morale ma questa volta farò un’eccezione. L’idea che Quinta colonna, il programma condotto da Salvo Sottile, avrebbe calato una scialuppa da cinquantasettemila euro per portare in uno studio televisivo Francesco Schettino, il comandante che fece annegare 34 persone come topi mentre se ne stava col culo all’asciutto su uno scoglio, mi indigna profondamente. E vorrei che mi si accusasse di farne una questione morale perché sì, per una volta ne farei proprio una questione morale.  Intanto perché mi immagino la scena. Neanche fa in tempo ad aprirsi il cancello del carcere che la redazione contatta Schettino per aggiudicarsi l’intervista. Questo ci sta. A questo punto, l’uomo tormentato dai sensi di colpa, cosa fa? Risponde «No, io ora parlerò solo con la mia coscienza»? o «Sì, vengo perché voglio chiedere scusa ai parenti delle vittime guardandole negli occhi ed essere l’uomo che non sono stato quella notte»? No. Dice, sì-ma-vado-da-chi-mi-offre-di-più. Gira la trattativa all’avvocato e l’avvocato mette all’asta la sua presenza in tv. E la tv che lo chiama cosa fa? Gli dice: «Avvocato, stiamo parlando di un uomo che ha fatto morire 34 passeggeri, non del vincitore del Grande fratello, la inviteremmo al buon gusto»? Oppure replica: «Avvocato. Stiamo offrendo la possibilità a Schettino di chiedere scusa pubblicamente per l’atrocità commessa, è il comandante che dovrebbe pagare noi»? O risponde con un più efficace: «Avvocato, noi siamo una tv, le aste al massimo le facciamo per accaparrarci le frequenze, non i criminali»? No, fa la sua offerta e si aggiudica il colpaccio. Salvo Sottile ha smentito il cachet su twitter: «Non mi risulta sia vero», ha scritto, «Noi non paghiamo nessuno».  Ora, sarebbe cosa buona raccontare la verità quando parla di dinamiche televisive. Quinta colonna, e dunque Videonews, avrebbe fatto, tanto per dirne una, un ‘offerta economica a Raffaella Fico (sembra diecimila euro) per averla in trasmissione, che la Fico ha rifiutato. Videonews, per dire, avrebbe pagato più volte Fabrizio Corona come ospite e inviato di Domenica 5, cachet che andavano dai 9 mila ai 15 mila euro. Raffaele Sollecito sarebbe stato pagato per andare a Quarto grado. Sono le regole del gioco e io sono sufficientemente cinica da comprenderle.  È che c’è qualcosa, in questi 57 mila euro a Schettino, di più sinistro, di più sporco, di più inaccettabile. Perché a Schettino non abbiamo perdonato i morti, certo, ma ancor più la codardia. Perché c’era una bambina di cinque anni, quella notte, che annaspava nell’acqua mentre lui sgattaiolava via su una scialuppa. Perché mentre Maria Grazia e il giovane cameriere indiano Terence sono ancora chissà dove, sul fondo del mare o in qualche anfratto spettrale di quella nave, lui sale sullo scoglio mediatico e si fa pagare come fosse la divetta presente al varo di una nave, anziché il comandante che l’ha fatta colare a picco. E di sicuro non potrà cavarsela destinando alle famiglie delle vittime il suo cachet, qualora decidesse di seguire il suggerimento di molti, specie sul web.  Fossi la madre o la sorella di un passeggero che è annegato quella notte, non li vorrei i suoi soldi estratti dalla tasca bella asciutta. Non vorrei le scuse a gettone. La tv può pure parlare dei morti, io esercito il mio diritto di parlare dei vivi. Di dire che quei 57mila euro sono l’ultimo morto che galleggia, in questa storia oscena. E io, l’inchino a questa tv, non lo faccio. di Selvaggia Lucarelli