Riforma del Csm
Così Monti si è piagato alla Casta dei giudici
Il governo fa retromarcia sulla riforma del Consiglio superiore della Magistratura che prevedeva la possibilità di dare meno potere ai giudici per quanto riguarda i procedimenti disciplinari. La notizia era stata anticipata dal quotidiano La Repubblica ma Palazzo Chigi smentisce la notizia parlando di un'iniziativa "inopportuna e non perdcorribile". Secondo quanto riportato in un primo momento, la riforma dell'organismo disciplinare delle toghe che avrebbe affidato il controllo dei processi dei magistrati ad una maggioranza composta di membri laici ovvero scelti dal Parlamento e non più dai magistrati. In una nota il governo spiega che si tratta di una riforma "impossibile da attuare attraverso una via ordinaria e non costituzionale" e cita il parere negativo già espresso dal ministro della Giustizia, Paola Severino. In pratica l'ipotesi era quella di rivoluzionare i processi a carico dei magistrati mettendo in minoranza i colleghi togati del Csm nelle decisioni che dovrebbero determinare la loro condanna o assoluzione. Si è placato, così il coro di proteste che si era levato contro Monti. Dal leader dell'Idv Antonio Di Pietro che ha detto: "Monti vara la legge dei sogni di Berlusconi? Se confermata, l'ipotesi sarebbe un gravissimo e irresponsabile attentato all'indipendenza della magistratura. Significa affidare alla politica il compito di giudicare i magistrati. Di questi tempi equivale a dire che i ladri si nominano i giudici e, allo stesso tempo, i giudici veri vengono additati come ladri". Soddisfatto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli che ha detto: "Il tema della disciplina della responsabilità dei magistrati è strettamente legato all'assetto della magistratura e ogni modifica impone un'attenta valutazione circa la compatibilità con i principi di autonomia e indipendenza della giurisdizione".