Appunto
Facci: il vero ribaltone
Eccola l’epigrafe di un’epoca: è un omaggio del piddino Felice Casson. Di fronte alla prospettiva che il Senato rinunci a votare la decadenza, lasciando che sia la Cassazione a ottenere lo stesso risultato con la sentenza sull’interdizione, il piddino Casson ha risposto che no, non è giusto, non si può «far decidere i giudici e non la politica», del resto «la legge Severino l’abbiamo votata per ribaltare il ragionamento», ergo, ora «restituiamo alla politica il suo ruolo». Domanda: ci fa o ci è? La Legge Severino è stata proprio il contrario, è stata mettere definitivamente le liste elettorali nelle mani della magistratura. Il tentativo di ricorrere alla Consulta, non bastasse, è stato un’aggravante, perché la Consulta è comunque una magistratura: è una corte, un giudice di ultimissima istanza, un tribunale che dovrebbe custodire la Costituzione, ma le cui sentenze, di fatto, modificano la Costituzione per significato e portata. Procure, tribunali, cassazioni, corti: luoghi in cui il controllo dei poteri democratici viene esercitato da chi è privo di mandato popolare e tuttavia avanza in territori che appartenevano alla politica. La Legge Severino non fa altro che ratificare o anticipare le decisioni della magistratura: è questo il ruolo che la politica si è data? Che poi: a chi lo stiamo chiedendo? A Casson? A uno che, giustamente, prima di fare politica faceva il magistrato? di Filippo Facci