Appunto

Manca niente?

Filippo Facci

Siamo a una svolta e non ce ne siamo accorti. Le analisi grilline sugli esiti del voto sono un campionario delle scuse più disgraziate che la sinistra ha avanzato negli ultimi vent'anni: il Paese peggiore contro quello migliore, gli onesti contro i «teniamo famiglia», il vicepresidente grillino della Camera che ha parlato di ingratitudine dei cittadini, il candidato grillino a Siena che ha detto «preferiscono le rendite di posizione al riscatto morale», un parlamentare che ha incolpato il voto clientelare, roba così. Il becchino di Torino, Travaglio, è giunto a imputare «alcuni meriti» agli stessi grillini: tra questi l'aver costretto i partiti a scegliere candidati migliori. Insomma un delirio, ma dicevamo della svolta epocale. È questa: per la prima volta in vent'anni, badateci, risulta assente dal proscenio la madre di tutte le scusanti: il conflitto d'interessi. Nessuno ha attribuito il voto alla nenia che «sei reti televisive su sette sono in mano a Berlusconi», né altri hanno confutato questa idiozia contrapponendo che «l'85 per cento di ciò che si stampa in Italia è in mano alla sinistra», che è un'altra idiozia. Anche la presunta ineleggibilità di Berlusconi è stata ricondotta ad aspetti più formali che sostanziali: come mai, che è successo? Niente. Assolutamente niente. Hanno capito che c'è la crisi e che del resto non frega niente a nessuno. Fine.