Conte
Voci sul calcioscommesse, resta di ghiaccioNiente show o reazioni rabbiose
È esploso per i due rigori nella partita contro il Parma, si è fatto espellere a Bologna, ha guerreggiato con il Milan e Allegri prima, durante e dopo il gol negato a Muntari. E che cosa fa Antonio Conte davanti alle accuse d’aver saputo delle gare combinate? Si trattiene, quasi non si scompone, sceglie il profilo basso: «Non sono stato chiamato da nessuno. Nel momento in cui sarò chiamato da qualcuno, avrò il piacere di rispondere». Il nome dell’allenatore della Juve in lotta per lo scudetto era già comparso nel Calcioscommesse, ma per un’intercettazione: l’ex capitano del Bari, Antonio Bellavista, chiede a un giornalista pugliese, Raimondo, se può chiamare Conte (allora sulla panchina del Siena) per capire se sia «contattabile» e Raimondo sostiene di avergli mandato un Sms. Stavolta a chiamare direttamente in causa Conte è Filippo Carobbio, uno dei “pentiti” (parziali) dell’inchiesta, sostenendo che l’allora mister dei toscani fosse stato informato, alla vigilia del match col Novara, della proposta degli avversari di mettersi d’accordo su un pari. Con Conte, secondo Carobbio, avrebbe saputo anche il suo vice Cristian Stellini, ora allenatore in seconda alla Juve. Ieri, durante la conferenza stampa pre-Roma, Conte non ha aspettato le domande dei giornalisti. «È meglio che inizi io». Per non fermarsi più. «Voglio chiarire un fatto. Sono qui per parlare di Juve-Roma, una partita fondamentale per continuare nel nostro sogno. Ma è inevitabile che anch’io abbia letto i giornali di oggi. Riguardo alle dichiarazioni di Carobbio, ho poco da dire. C’è un’indagine. Sono molto sereno e fiducioso nelle istituzioni, che stanno facendo il loro lavoro». Poi, sempre tranquillo o quasi: «Ad oggi non sono stato chiamato da nessuno, quando mi chiameranno in causa avrò il piacere di vedere queste persone e rispondere alle domande». Una gli è stata fatta ieri: gli attacchi vi destabilizzano? «Nemmeno per idea. Triplicano la nostra forza, la cattiveria e la voglia di fare qualcosa di importante. Capita che dall’esterno arrivi di tutto e di più, fa parte del gioco, ma aumenta solo la nostra determinazione». La verità di Carobbio è tutta da dimostrare. «In occasione di Novara-Siena - aveva raccontato, senza accennare a Conte, al pm Roberto di Martino il centrocampista che ha militato in altre squadre, come Bari e AlbinoLeffe, finite nell’inchiesta - venni contattato da Gegic e Ilievski (i capi degli “zingari”, ndr) i quali proponevano un risultato diverso dal pareggio o un pari con over; risposi che non ero interessato e che non avrei neanche giocato. In effetti, ci furono dei contatti tra i giocatori, in quanto il pari sarebbe stato un risultato proficuo per tutte e due le squadre». Domanda: perché il procuratore federale Stefano Palazzi ha convocato uno stuolo di calciatori e dirigenti (compreso, per un altro episodio, il presidente del Siena Massimo Mezzaroma) ma non ha ancora chiamato il mister bianconero? di Gilberto Bazoli