Kolossal

La Rai spende 24 milioni per Titanic

Andrea Tempestini

È fin troppo facile definire «titanica» la fiction sulla costruzione del transatlantico considerato inaffondabile e colato invece a picco nel bel mezzo dell’Atlantico in una notte di 100 anni fa. Eppure non si può definire in altro modo Titanic - Nascita di una leggenda, sei puntate in onda in prima serata su Raiuno da domani, visto che si tratta di una coproduzione internazionale in cui sono coinvolte Italia, Irlanda, Spagna, Germania, Canada e Usa, costata ben 24 milioni di dollari (di cui 10 sborsati da RaiFiction, 4 dalla DAP, la società di Guido De Angelis e figli, e i restanti dai partner stranieri), diretta da un regista specializzato in serie tv in costume, Ciaran Donnelly (nel suo curriculum Robin Hood, Camelot e The Tudors), e interpretata da volti noti di Hollywood come Derek Jacobi, Neve Campbell e Chris Noth (il Mr. Big di Sex and the City, qui invecchiato e imbruttito per essere più credibile nei panni del magnate americano che finanziò il progetto).  La fatica e il sudore - La storia comincia nel 1908, momento cruciale nel Regno Unito per la crescita del movimento sindacale e l'inizio delle rivendicazioni sul posto di lavoro, e racconta la costruzione della «nave dei sogni» nei cantieri di Belfast, in Irlanda, intrecciando le avventure delle diverse persone coinvolte nell'impresa, dalla più influente fino all'ultimo degli operai. Tutto ruota quindi attorno alla fatica, il sudore e la sofferenza della gente che ha lavorato al leggendario transatlantico della White Star. «Volevamo raccontare come andarono realmente i fatti della nascita del Titanic», spiega il regista, «c’erano 14.000 persone impiegate alla Harland & Wolff: una piccola minoranza di cattolici, il resto protestanti. Persone che non potevano lavorare fianco a fianco». Per rendere più appassionante la trama, seguendo l’esempio di quanto ha fatto James Cameron nel suo kolossal del 1996, anche stavolta è stata inserita una travolgente storia d’amore, resa ancora più tormentata dalla differenza di ceto sociale, tra il giovane ingegnere esperto di metallurgia Mark Muir, che ha il volto di Kevin Zegers, e la copista del reparto progettazione Sofia Silvestri, interpretata da Alessandra Mastronardi (unica italiana del cast insieme a Massimo Ghini, Edoardo Leo e Valentina Corti).  "Una donna forte" - «Quella che porto in scena è una donna molto forte, che non vuol essere considerata solo un corpo: credo che il suo profilo metta in luce la dignità che noi donne abbiamo», spiega l’attrice, in questi giorni nelle sale anche nel film corale di Woody Allen To Rome with Love e ormai definitivamente smarcata dal personaggio che le ha dato la popolarità, Eva de I Cesaroni, «Sia lei che Mark, quando si incontrano, riconoscono qualcosa l'uno dell'altro. Nella storia, Mark va con molte donne, ma con Sofia fa sul serio». Massimo Ghini  descrive invece il suo Pietro, il padre di Sofia, come «una figura tragica e rilevante al contempo, ma anche molto attuale: un emigrato che, insieme al personaggio di Andrea portato in scena da Edoardo Leo, rappresenta l'eccellenza italiana costretta a cambiare paese alla ricerca di lavoro. Cosa che, a mio avviso, si ripete anche oggi, visto che abbiamo cervelli in fuga all'estero perché qui non riescono a trovare lavoro». Proprio l’attore romano è rimasto vittima di un incidente sul set, a inizio riprese. «Il primo giorno, uscendo dalla roulotte, sono inciampato e mi sono rotto il quinto metatarso: ho continuato a lavorare imbottito di antidolorifici», racconta, «la maledizione del Titanic ha colpito anche me!». di Donatella Aragozzini