Dopo la condanna per frode fiscale
Berlusconi: "Io costretto a rimanere in campo"
Il giorno dopo la sentenza sui diritti tv che lo ha condannato a quattro anni per frode fiscale, Silvio Berlusconi ingrana la retromarcia. "Mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me". Lo ha detto commentando la sentenza letta dal giudice del Tribunale di Milano Edoardo D'Avossa venerdì 26 ottobre, in un'intervista al Tg5. Nel pomeriggio, l'ex premier ha confermato l'intenzione di non volersi candidare e di indire le primarie del Pdl, ma di voler comunque impegnarsi con tutte le sue forze per "modernizzare il Paese". Silvio, riferendosi alla sentenza Mediaset ai microfoni del Tg5, parla di una "sentenza da fantascienza" e aggiunge: "La Cassazione mi ha assolto con formula piena sulla stessa materia". (Leggi l'articolo di Franco Bechis: per gli stessi fatti e accuse è stato già assolto tre volte) . Poi il Cavaliere si pone e pone ai telespettatori una domanda: "Come mai non si è tenuto conto delle precedenti sentenze? Forse ul giudice Davossa è molto prevenuto contro di me". Parla di una sentenza ingiusta, respinge l'accusa di frode fiscale, e incalza: "E' assurdo che in un processo sui diritti Tv si parli di naturale capacità a delinquere. Sono padre di cinque figli, nonno di sei nipoti e sono incensurato". Una sentenza che avrà delle ripercussioni politiche. La prima, più immediata, l'ex presidente del Consiglio l'ha annunciata in diretta tv: "Sono costretto a rimanere in campo per riformare la giustizia". Berlusconi, di fatto, non ha voluto raccogliere il guanto di sfida dei colonnelli del Pdl che, subito dopo la sentenza, gli avevano chiesto di fare un passo avanti annullando la sua decisione di non candidarsi alle primarie del Pdl. Di fatto Berlusconi non si impegnerà in prima persona, non tenterà una nuova scalata a Palazzo Chigi, ma non ha intenzione di lasciare l'agone politico. Obiettivo, riformare la giustizia e migliorare il Paese.