Trattative in corso
Sulcis, stop all'occupazione dei pozzi
L’occupazione della miniera di Nuraxi Figus è terminata, ma non la mobilitazione dei lavoratori della Carbosulcis che vogliono avere rassicurazioni sul futuro occupazionale e sul rilancio dell’azienda. I minatori, scesi una settimana fa a una profondità di 373 metri, sono risaliti in superfice e domani riprenderanno la produzione. La decisione di lasciare liberi i pozzi è stata presa questa mattina, lunedì tre settembre, al termine di un’assemblea che ha avuto come tema principale il progetto della Regione che il governo ha chiesto di rimodulare per renderlo sostenibile sul piano economico. La svolta dopo la rassicurazione del ministero sul fatto che l'impianto non sarà chiuso. Le richieste "Abbiamo chiesto alla Regione un incontro urgente per discutere del nuovo progetto carbone-centrale e sui futuri investimenti nella miniera", ha detto Sandro Mereu, della Rsu di Carbosulcis, "la mobilitazione prosegue, anche se si è deciso di togliere l’occupazione". Resta invece sempre forte la preoccupazione degli operai dell’Alcoa. Il rappresentante dell’azienda di Portovesme, Giuseppe Toia, stamane ha confermato il programma di fermata degli impianti. Per ora, hanno sottolineato i sindacalisti Franco Bardi (Cgil Fiom), Daniela Piras (Uil) e Bruno Usai (Cgil Fiom) si inizia con 13 celle. Un’operazione che la multinazionale vorrebbe concludere entro poche settimane. Intanto si prepara la trasferta a Roma. Mercoledì i rappresentanti dei lavoratori saranno al ministero dello Sviluppo economico per partecipare a un tavolo con il Governo, la Regione e l’azienda. Con loro, giù in strada, ci saranno non meno di 600 lavoratori e i sindaci del territorio. A loro vorrebbero unirsi anche i commercianti e artigiani della zona, ma il viaggio presenta costi non indifferenti. Altro appuntamento importante in agenda è per il prossimo venerdì quando la svizzera Glencore dovrebbe formalizzare la proposta per l’acquisto dello stabilimento sardo che gli americani dell’Alcoa hanno deciso di chiudere, assicurando comunque ai lavoratori le spettanze fino alla fine dell’anno.