In conti in tasca alla Casta
Ecco quanto ci costano davvero i politici
di Antonio Castro Dai quasi 15mila netti al mese (Lombardia e Puglia) ai 6.400 dell’Emilia Romagna. È una battaglia navale tra diarie, indennità e rimborsi (minimi e massimi). Orientarsi nella giungla delle retribuzioni (e dei rimborsi) di governatori, assessori, presidenti di giunta e vice, consiglieri e capigruppo, è un po’ come vincere la lotteria tappandosi gli occhi (e il naso) e indicando numeri a caso. Se è già complesso capire la propria busta paga, figurarsi tracciare una mappa di quanto si mettono effettivamente in tasca i nostri politici regionali. Tanto più che ultimamente - obbligate dall’onda lunga della crisi e del sentimento anticasta - alcune Regioni hanno varato timidi tagli e riduzioni (parsimoniose) degli appannaggi dei rispettivi politici regionali. Però - secondo l’ultimo rapporto diffuso il 10 luglio scorso dalla Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome - emolumenti, indennità e diarie restano, nonostante i tagli, ancora molto molto generose. Soprattutto se si tiene conto dei rimborsi (che si sommano alle 12 mensilità dell’indennità). In alcune Regioni i rimborsi a volte sono pari, quando non doppiano addirittura il valore dell’indennità di funzione. Un esempio per tutti: in Lombardia il presidente della giunta regionale può contare su un’indennità netta di 5.400,78 (moltiplicata per 12 mensilità). A questa indennità vanno sommati tuttavia i rimborsi che possono variare da un minimo di 5.866,92 fino ad un massimo di 9.366,92 euro. Proprio Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, ha spiegato a Libero la settimana scorsa che l’indennità netta è di poco più di 9mila euro al mese per 12 mensilità». Novemila euro a cui si arriva sommando indennità e rimborso (minimo). Il netto - come specifica la tabella della Conferenza - esclude i rimborsi «a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir.». Insomma, i presidente del Consiglio o della giunta regionale possono ottenere anche rimborsi maggiori sempre che siano in grado di produrre all’amministrazione di competenza le ricevute giustificative per le maggiori spese sostenute «nell’adempimento del mandato». In altre Regioni, come la Puglia, se le indennità di funzione sono un po’ più contenute (4.971,54 euro al mese per 12 mensilità), la forchetta dei rimborsi può variare dai 7.744,11 ai generosi 9.624,19 euro al mese. Ma i governatori, e i presidenti del Consiglio, rappresentano solo la punta dell’iceberg di una macchina (quella delle 20 regioni) che ha centinaia di ingranaggi. Le figure apicali sono una manciata in confronto al numero dei vice presidenti del consiglio, a quelli della Giunta, ai presidenti della commissioni consiliari, a presidenti e vice delle giunte per le elezioni. E poi ci sono anche i presidenti delle commissioni speciali, i vice delle Permanenti e pure i vice delle Speciali. I revisori, i capigruppo, i revisori dei conti e i segretari delle commissioni e del questore. Un esercito di politici con diverse funzioni. Ed ad ogni funzione corrisponde un’indennità differente e una forchetta di rimborsi inversamente proporzionale. Del tipo: in Toscana il presidente della Regione può far conto su un rimborso di 2.600, massimo 2.700 euro al mese. Nella stessa regioni il semplice consigliere può serenamente arrivare a 4.462 euro mensili di rimborso. Tra i virtuosi c’è certamente il Trentino Alto Adige (come anche le province autonome di Trento e Bolzano) che ha passato il machete sulle differenziazioni (abnormi) per funzione. Non che presidenti e consiglieri se la passino poi così male, potendo contare su un rimborso definito per tutti uguale: 3.207 euro al mese. Cambia, certo, l’indennità che passa dai 6.491 euro del presidente del consiglio o della Giunta ai 2.882 euro del “semplice consigliere”. Indennità uguali per tutti della rossa Umbria dove dal governatore all’ultimo dei consiglieri si percepiscono 3.718 euro al mese. Parchi - rispetto ad altre Regioni - anche i rimborsi che non superano i 4mila euro per i vertici e sfiorano i 2.900 per tutte le altre funzioni. Il lavoro meritorio della Conferenza delle Regioni ha una sola pecca. Se è vero che come fonte ufficiale - lo studio aggiornato al 10 luglio scorso - offre per la prima volta un confronto tra politici locali “ricconi” e “parsimoniosi”, dall’altro non può dare certezza sui reali cedolini dei singoli nome per nome, incarico per incarico, funzione per funzione. E infatti lo studio comparato puntualizza come un mantra in ogni slide delle 10 tabelle che «i dati riportati nelle tabelle non corrispondono ai valori dei cedolini reali di alcuna delle cariche considerate, in quanto sono stati elaborati spersonalizzando il dato e prendendo a riferimento, per quanto riguarda il rimborso spese, il valore minimo e il massimo teoricamente possibile». E poi c’è da tener conto per i rimborsi della distanza tra il comune di residenza e il luogo di lavoro, e per l’indennità degli eventuali carichi familiari, le donazioni e altre numerose variabili. L’operazione trasparenza della Conferenza delle Regioni ha anche un altro merito. Quello di fare chiarezza - nel vasto mare delle differenti legislazioni regionali - sull’assegno di fine mandato. Consiglieri, assessori, e governatori godono infatti in alcune Regioni di un assegno di reinserimento lavorativo, come se l’attività politica locale non consentisse altra attività professionale (ma così non è). Tralasciando il fatto che spesso i votati hanno ben altre entrate dall’attività professionale (professori, dirigenti, avvocati, giornalisti, ecc), alcune amministrazioni regionali si preoccupano a tal punto dei propri adepti da prevedere l’erogazione una tantum di un assegno di fine mandato. E non si tratta di pochi spiccioli. In Abruzzo - compilando il formulario, bontà loro, sono stati abbastanza chiari - l’indennità di fine mandato è pari a 29.913,30 netti dopo una legislatura, a 59.473,00 euro netti dopo 10 anni e a 73,190,00 dopo 15. È pur vero che una postilla precisa che «dopo il decimo anno l’indennità di fine mandato viene ridotta del 50%». Un po’ più generoso l’assegno di fine mandato del Lazio: al termine del primo si incassano 31.103,00 euro, al secondo 58.449,00 euro e al terzo ben 85.800,00 euro. Netti. Non se la passano male neppure in Toscana che è però molto più parsimoniosa nell’elargizione di indennità e rimborsi: al termine della prima legislatura i politici regionali incassano la bellezza di 36.528,54 netti; se hanno la fortuna di venire eletti alla seconda l’assegno di fine mandato lievita a 73.057,08 euro netti mentre con 3 legislature alle spalle si torna a casa con 109.585,61 euro. La più generosa appare la Regione Puglia: «L’importo netto dell’indennità di fine mandato al termine di una legislatura», spiega nel dettaglio la legenda esplicativa dello studio, «ammonta a euro 80.642,79. Tale importo si moltiplica per il numero delle legislature durante le quali è stata ricoperta la carica di consigliere». Se si resta in sella per tre mandati si portano a casa oltre 240mila euro. In Sicilia l’indennità di fine mandato è «pari all’80% dell’indennità parlamentare per ciascun anno di mandato», vale a dire per 5 anni un bonifico di 48.023,80 euro. Le altre Regioni prevedono tutte un assegno di fine mandato. Appare comunque un po’ bizzarro che chi abbia beneficiato di un appannaggio tanto generoso per almeno 5 anni abbia bisogno dell’elemosina regionale. Certo, c’è una legge, ma si potrebbe ovviare all’elargizione devolvendo l’assegno di reinserimento alle disastrate casse della sanità. Oppure ai bambini poveri o ai malati. Financo al partito. Ma l’assegno di fine mandato e reinserimento lavorativo per politici alle porte della pensione, se non già formalmente a riposo (previdenziale), appare quanto mai fuori tempo massimo. E poi c’è l’assegno vitalizio. Ma questa è un’altra storia...