Politici paperoni
Fini è il nababbo della Casta: guadagna 15mila euro netti al mese
di Franco Bechis Gianfranco Fini è l’uomo politico più pagato di Italia anche dopo tre manovre finanziarie lacrime e sangue che hanno provato a ridurre i costi della politica e dopo cinque anni esatti di polemiche sulla Casta. Il presidente della Camera ha la medaglia d’oro degli stipendi politici italiani con un netto mensile certo di 15.114 euro fra indennità di funzione, indennità di carica e rimborsi forfettari esentasse. Il podio olimpico degli stipendi politici è completato dalla medaglia d’argento conquistata da Roberto Formigoni, presidente della più grande Regione italiana, la Lombardia, che può contare su 14.767 euro netti al mese, anche lui fra indennità netta e rimborsi forfettari. Medaglia di bronzo nella classifica dei politici d’oro a sorpresa per il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, che ogni mese può contare su un netto di 14.595 euro comprensivo di indennità e rimborsi spese forfettari. Medaglia di legno, e quindi quarto posto assoluto per Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente del Pd con 13.985 euro netti al mese (esclusi eventuali compensi per la carica di partito ricoperta). Riesce a battere di 435 euro al mese il presidente del Senato, Renato Schifani, che si è piazzato al quinto posto assoluto. Tutti sopra i 12.500 euro netti al mese i primi dieci della classifica, fra cui si sono il leghista Giancarlo Giorgetti, il presidente del Copasir e leader del Pd, Massimo D'Alema, i finiani Giulia Bongiorno e Fabio Granata e il presidente del consiglio dei ministri Mario Monti, che però quei soldi percepisce solo sulla carta, perché non incassa l’indennità da premier limitandosi a ritirare i compensi previsti dallo status di senatore a vita. Gli stipendi netti sopra citati sono certamente ridotti rispetto a due anni fa, perché le manovre di tagli ai costi della politica hanno inciso su gran parte delle indennità di carica e funzione e anche sui rimborsi spesa di deputati e senatori. Le cifre non sono omnicomprensive, perché a parte ci sono altri rimborsi spesa più o meno documentati e benefit legati alla carica (come l’auto blu). I tagli però non sono stati uguali per tutti, e la cifra che salta più di ogni altra agli occhi è proprio la differenza fra lo stipendio di Fini e quello di Schifani, visto che entrambi presiedono un ramo del Parlamento. Per oltre tre lustri infatti era vera la proporzione opposta: i senatori venivano trattati meglio dei deputati. L’indennità parlamentare era più alta a palazzo Madama, la diaria era identica, l’importo dei rimborsi spesa forfettari (quelli che in teoria dovevano pagare l’assunzione di portaborse ed eventuali spese per tenere il rapporto con un collegio di provenienza ormai senza significato) era ancora una volta a vantaggio dei senatori. Dopo le manovre di riduzione l’indennità si è sostanzialmente parificata, arrivando a una media di circa 5 mila euro netti al mese. Il singolo stipendio di deputato e senatore dipende dalle aliquote fiscali locali, che sono molto diverse da ragione a regione e da comune a comune di residenza. Pesantissime però per i parlamentari come per i comuni cittadini dopo la manovra salva-Italia fatta da Monti nel mese di dicembre 2011. Altra voce identica per deputati e senatori è la diaria: 3.500 euro netti al mese che tutti possono mettersi in tasca se non bigiano i lavori in modo scandaloso, indipendentemente dalle spese effettuate per dormire a Roma, visto che incassano quella somma anche parlamentari eletti e residenti nella capitale o nei suoi dintorni. Fino all’anno scorso senatori e deputati percepivano anche un rimborso a forfait di spese per mantenere i rapporti fra eletto ed elettore che ammontava a circa 3.690 euro per i deputati e a qualcosa in più per i senatori, dopo un taglio già avvenuto per entrambi di 500 euro al mese. Oltre a quel rimborso i parlamentari avevano un rimborso taxi che oscillava fra 1.100 e 1.300 euro al mese a seconda della distanza dell’aeroporto da raggiungere per venire a Roma (sotto i 100 km un po’ meno, sopra i 100 km di più), che però prescindeva dall'utilizzo effettivo dei taxi visto che era concesso anche ai romani che non devono raggiungere alcun aeroporto per venire a Roma e a chi ha l’auto blu con autista e quindi non usa taxi. Infine c’era un contributo aggiuntivo di 258 euro al mese di rimborso spese telefonino (il telefono fisso è già a carico delle Camere). Con le nuove regole la Camera ha introdotto una piccola novità simbolica: l’indennità scende da 5 mila a 4.750 euro al mese per chi oltre al deputato esercita un secondo mestiere con reddito rilevante (liberi professionisti, imprenditori etc...). Per il rimborso a forfait delle spese - che quasi sempre diventava stipendio extra esentasse - le nuove regole del Senato sono molto più serie ed efficaci di quelle previste dalla Camera. Entrambi i rami del Parlamento hanno infatti deciso di ridurre la quota del rimborso a forfait, facendone diventare una parte consistente rimborso di spese documentate. Il forfait - che è puro stipendio extra - restato alla Camera è di 1.845 euro al mese per ogni deputato, mentre al Senato la stessa somma è più contenuta: 1.650 euro al mese. I deputati hanno quindi l’obbligo di documentare altri 1.845 euro al mese (di spese effettivamente sostenute, quindi non includibili nello stipendio), i senatori invece rendicontano spese fino a 2.090 euro al mese. Grazie a questa formula i senatori percepirebbero 195 euro mensili di stipendio netto meno dei colleghi deputati. Ma la differenza a loro sfavore è diventata sensibilmente più alta. Nei 1.650 euro mensili di rimborso a forfait per i senatori è ricompreso il vecchio rimborso taxi e il rimborso spese telefonino, per i deputati no. A loro vengono ancora erogati i rimborsi taxi da 1.107,9 euro mensili se residenti a meno di 100 km da un aeroporto o da 1.331,7 euro mensili se residenti a più di 100 km. E ancora 258,22 euro mensili di rimborso a forfait di spese telefonino. Quindi i deputati mettono in tasca ogni mese da un minimo di 11.464,23 euro al mese (se hanno un altro lavoro, e quindi l'indennità è ridotta di 250 euro e se abitano a meno di 100 km da un aeroporto) a un massimo di 11.938,03 euro al mese. I senatori invece percepiscono tutti al massimo 10.150 euro mensili: fra 1.300 e 1.800 euro nette al mese meno di un deputato. Oltre a queste somme poi ci sono le indennità di carica: stipendi extra che vengono erogati a presidenti, vicepresidenti, segretari di presidenza, questori delle Camere e a presidenti e vicepresidenti di commissione oltre che a ministri e sottosegretari parlamentari. Variano da un minimo di 830 a un massimo 3.400 euro netti mensili.