Lite: Ingroia-Ostellino

Lo scontro tra il pm e l'editorialista"Ignorante? Sarai tu..."

Lucia Esposito

  E' una guerra che si consuma a colpi di lettere e repliche quella tra l'editorialista del Corriere della Sera Piero Ostellino e il procuratore aggiunto di Palermo (ora trasferito in Nicaragua) Antonio Ingroia. Il procuratore che è stato incarciato dall'Onu di combattere il narcotraffico in Nicaragua, ha scritto una risposta all'editoriale di sabato 4 agosto firmato appunto da Piero Ostellino sul quotidiano di via Solferino, "Caro direttore, da lettore assiduo del suo giornale non posso non manifestarle la mia preoccupazione per il fatto di leggervi le (imbarazzanti) sciocchezze e gli (intollerabili) insulti che il signor Ostellino da un po’ di tempo mi riserva (da ultimo sabato scorso) in materia di politica e giustizia. L’ultima carineria è stata la qualifica di ignorante. Purtroppo è proprio Ostellino a ignorare i fondamentali della questione: continua a scrivere di supposta trattativa Stato-mafia, così inopinatamente ignorando le sentenze, ormai definitive, pronunciate dalle Corti di mezza Italia, da Firenze a Caltanissetta fino alla Cassazione, peraltro riportate da articoli di questo stesso giornale. E l’ignaro Ostellino ignora anche la Costituzione, perché nel (penoso) tentativo di difendere privilegi indifendibili in uno Stato democratico arriva a teorizzare il principio di diseguaglianza davanti alla legge sostenendo che i coimputati del medesimo reato non dovrebbero essere processati insieme se appartenenti a categorie diverse, i mafiosi di qua, gli uomini dello Stato di là".  Ingroia scrive c he Ostellino "ignora secoli di elaborazione del pensiero liberale da Locke a Tocqueville sui limiti che in uno Stato di diritto la Legge impone all’arbitrio della Ragion di Stato, tipica dell’assolutismo. E in un crescendo di apologia del dispotismo del Potere Sovrano, la furia argomentativa di Ostellino approda al paradosso di ritenere autorizzata la menzogna davanti al giudice, equiparata alla liceità della menzogna di chi deve salvare la vittima (che confonde con l’imputato) dalle grinfie del suo assassino (che confonde con il giudice). Le sciocchezze fanno male, ma fa male anche questo modo spicciolo e offensivo di fare polemica. E meno male che l’ignorante sono io…" La risposta La replica dell'editorialista, ed ex direttore di via Solferino arriva  stretto giro. Ostellino scrive che non pensa di aver insultato il singor  Ingroia ma accusa di essere lui ad aver insultato lui e il senso comune "identificando la verità processuale e quella storica". Dice: "Se ricordo bene, l’inchiesta sulla (supposta) trattativa Stato-mafia avrebbe la funzione  di ripristinare la verità su un periodo della vita del Paese. Come se fosse compito della magistratura (ri)scrivere la storia".  Ostellino aggiunge che ciò cui il signor Ingroia tende la «giuridicizzazione» della Politica, cioè la sua subordinazione all’idea che egli ha del Diritto e la fine dell’autonomia della Politica rispetto al potere giudiziario. Poi l'affondo: "Sulla base della sua (autodidatta) cultura politica — che è, poi, quella della parte della magistratura che, con le sentenze, vorrebbe riscrivere la Storia, e non solo— lei pretende davvero, e consapevolmente, di incarnare i poteri del Sovrano dell’Antico regime, al riparo dell’obbligatorietà dell'azione penale.  Si aspetta la replica.