Intervista a Libero
Formigoni e la secessione di Ferragosto: "La nostra Grecia è il Meridione"
di Francesco Specchia «Macroregione». L’orizzonte perduto dei popoli del nord non sarà più la Padania, ché sa più di capriccioso folklore tipo la Freedonia dei Fratelli Marx o la Ruritania del Prigioniero di Zenda. «La chiami pure macroregione del nord, una cosa strutturata, con Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli ed Emilia Romagna, e che visibilmente avrebbe un Pil superiore alla Baviera. Saremmo una potenza europea...». Roberto Formigoni è allegramente immaginifico nel suo nuovo progetto politico dalla Corea, dove si trova per improcrastinabili impegni d’Expo. Presidente, in questo momento in Corea sono le 2 di notte. E lei è bello arzillo a parlare di come il Nord possa diventare la Baviera italiana. Ma non era un’idea che aveva lanciato l’anno scorso? «No, allora parlavo di 8 macroregioni. Ora di una soltanto. Un passo avanti che parte da un ragionamento crudo: qui l’Italia sta affondando e non si vede la luce in fondo al tunnel. La verità è che il Nord non ce la fa più. Non ce la fa più a trainare il Sud. I miei concittadini sono incavolatissimi per il fatto che siano stati decisi tagli per 900 milioni -300 su base annua solo alla Lombardia- per la Sanità, mentre il Governo ha appena finanziato con 343 milioni di euro il buco sanitario della Regione Sicilia. Inaccettabile. La Grecia purtroppo ce l’abbiamo in casa, è il nostro Meridione». E con la crisi cosa c’entra? «C’entra. Solo il Pil pro capite lombardo è il 136% rispetto a quello dell’Italia; se andassimo da soli saremmo il 7° paese europeo. Ma come macroregione attireremmo gli investimenti esteri, saremmo competitivissimi. Nella crisi la scossa può darla solo il nord che, unito, ha grande credibilità all’estero per attirare gli investitori; e paga due volte la tasse per sé e per chi non le paga (il sud); e ha il tessuto virtuoso delle piccole medie imprese e la sanità migliore». Mmhh... questa storia l’ho già sentita: non è Gianfranco Miglio nel libro L’asino di Buridano? «Miglio parlava un secolo fa. E io non parlo di secessione. Però a Roma si devono rendere conto che il purosangue del nord...» Non parla di secessione, scusi, ma parla come un leghista. Questa secessione d’agosto non è semplicemente un modo per coprire lo spazio politico della Lega? «Ma no, no. Non voglio parlare come un leghista. E non- voglio- la- secessione. Semmai voglio dallo Stato più poteri per le Regioni, quelli che spettano ex art.116 della Costituzione. Come Lombardia li chiedemmo già nel 2007 per 12 materie, ma ci risposero picche; poi lo chiesero il Veneto e la Toscana, picche anche per loro. Ma, certo, con la forza della macroregione sarebbe un’altra cosa. Perché, vede, bisogna fare come la Cina». Leggi l'intervista integrale di Francesco Specchia a Formigoni su Libero in edicola oggi, mercoledì 8 agosto