Il jolly
Il Cav s'inventa il "Silviellum"e manda Bersani nel caos
di Salvatore Dama È la settimana clou e comincia domani. Al Senato si decide sulla legge elettorale e, a ruota, sul destino della legislatura: chiusura anticipata in autunno o scadenza naturale nel 2013. Dal Quirinale, Giorgio Napolitano si aspetta che i partiti trovino un accordo, ma le premesse non lasciano ben sperare. I leader arrivano al tavolo in piena crisi di nervi, sospettosi per le mosse o per i prolungati silenzi altrui. «Ci vogliono fregare»: è questo che pensa Silvio Berlusconi di Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Ed è la stessa cosa che pensano Bersani e Casini di Berlusconi e Bossi. Va da sé, allora, che tutti hanno remore a stringere la mano a tutti, temendo di prendere la scossa. Venerdì il segretario del Partito democratico si è infuriato per la fuga in avanti del Pdl. E con Angelino Alfano, che ha annunciato la presentazione di un disegno di legge sulle regole di voto: ritorno alle preferenze, ma soprattutto premio di maggioranza al partito (oggi va alla coalizione) che prende più voti. BERSANI SOGNA Bersani ha più opzioni davanti a sé. Può mettersi alla testa di una coalizione di sinistra allargata (con Vendola e Di Pietro) o allearsi con il centro. In entrambi i casi ha ottime possibilità di vittoria. Stavolta è il suo giro, se lo sente. Ma è vitale, per le sue ambizioni, che la nuova legge elettorale - come del resto il Porcellum - dia il bonus alla alleanza e non a un singolo partito: i voti del Pd non gli bastano per sedere a Palazzo Chigi. Logico allora che il Graziellum, il sistema messo a punto a Palazzo Grazioli, gli abbia rovitano la giornata. A maggior ragione perché non si tratta soltanto di un contributo al dibattito. Pdl, Lega e Coesione nazionale hanno i numeri a Palazzo Madama per votarsi la legge elettorale da soli. Ipotesi «che non mi entusiasma», ma che è fattibile, ha dichiarato venerdì sera il presidente del Senato Renato Schifani, attirandosi contro le critiche di tutta la sinistra. D’altronde, la settimana scorsa è andata così sul presidenzialismo alla francese: nella Camera alta la maggioranza del 2008 vive. «Come si vede anche dalle dichiarazioni del presidente Schifani, il Pdl sulla legge elettorale oscilla tra pratiche dilatorie ormai estenuanti e la suggestione di un colpo di mano in Parlamento», attacca Bersani. «Quanto alla ipotesi del colpo di mano, è evidente che se si ripetesse per la legge elettorale quel che si è visto proprio in Senato per la riforma costituzionale, sarebbe un atto di rottura irrimediabile», è la minaccia del segretario democratico. Il Pdl fa quadrato intorno a Schifani. Gaetano Quagliariello, Osvaldo Napoli e un po’ tutti ricordano che fu Napolitano a dire di fare presto e a procedere anche a maggioranza pur di liberarsi del Porcellum: «E le dichiarazioni del presidente del Senato vanno nel solco del Quirinale». Nessuno scandalo. SILVIO RIFLETTE Berlusconi è in Sardegna. Ha deciso di staccare un po’ la spina prima della settimana cruciale. Non è detto che il leader del Pdl stia realmente pensando a una forzatura. Far saltare il tavolo della legge elettorale ha un effetto positivo nell’immediato perché allontana il voto anticipato (potendo scegliere, Silvio non vuole andare alle urne in autunno, anche se pare aver trovato il nome del nuovo partito: “Grande Italia”, che gli suona molto simile a “Forza Italia”); ma così rimane il rischio che si vada alle urne con il Porcellum anche alle prossime elezioni politiche. Una iattura: con i rapporti di forza attuali rilevati dai sondaggi significa sicuramente regalare una Camera (quella dei deputati) a Bersani. A meno che nel frattempo il Cavaliere non rimetta in pista un’alleanza competitiva con la Lega, sempre che funzioni ancora. L’ex premier ha ricevuto due volte Roberto Maroni a Palazzo Grazioli e si è accordato con il nuovo segretario leghista sulla legge elettorale, mentre continua a coccolarsi Umberto Bossi: ha invitato il Senatur a Villa Certosa, come ai bei tempi, quelli della canotta bianca. CASINI TRATTA Casini? Sta nel mezzo, al solito. Ha toni duri nelle dichiarazioni ufficiali: «C’è chi cerca di inquinare i pozzi, ma non mi sembra il momento giusto per fare giochini». Poi si ritaglia un colloquio a tu per tu con Gaetano Quagliariello. Il capogruppo vicario del Pdl rassicura: l’ipotesi che i berluscones vogliano far saltare il tavolo è «una paura irrazionale del Pd», bisogna «fare di tutto perché sulla legge elettorale ci sia il più ampio consenso possibile». E prosegue anche il dibattito nel Pdl. Soddisfatti per essere stati accontentati sulle preferenze, gli ex An non sono paghi: tornano alla carica per le primarie, anche se Alfano ha detto che non si faranno. Ma Alemanno e Augello continuano a insistere. È in corso un confronto a distanza, dicono loro.