Il film su Eluana
Papà Englaro è una mammache lotta per la vita
Giorgio Carbone Ieri, 26 luglio come promesso, Alberto Barbera ha rivelato il cartellone della prossima Mostra di Venezia, la prima amministrata dalla sinistra dopo quasi un decennio di regno di Marco Muller, uomo fortissimamente voluto dal centrodestra. Barbera è notoriamente in quota Pd. Già direttore negli anni ’90 fece bene, non benissimo. E si costruì una fama di brava persona che cerca di accontentare tutti, specie tra i cineasti di sinistra. Quanto ad accontentare i naturali destinatari dei film (cioè gli spettatori) è (è sempre stato) un altro paio di maniche. Se ce la farà (ad accontentare) nel suo reincarico veneziano probabilmente il merito sarà di grossi calibri come Terence Malick, Mira Nair e Brian De Palma. Difficilmente la Mostra avrà l’impennata per la rappresentativa italiana, che per due terzi è formata da registi (Ciprì e Francesca Comencini) più amati dalle terrazze romane che dagli spettatori domenicali del resto d’Italia. Certo, il terzo italiano è di tutto rispetto, Marco Bellocchio (anche Muller l’avrebbe preso a scatola chiusa). «La bella addormentata» sarà certo uno degli avvenimenti del Festival. Sicuramente per il nome del regista, ma certissimamente per l’argomento. «La bella addormentata» infatti come molti sanno rievoca il caso Englaro, gli ultimi giorni di vita di Eluana vissuti dalle folle che manifestarono (per la vita) dai politici che votarono in parlamento, da qualche aspirante suicida che tentò di precedere Eluana nella tomba. Confesso che quando il regista piacentino annunciò il progetto (e Toni Servillo come interprete principale) provai il vago raccapriccio. Bellocchio, pensavo, è capacissimo di mettere in scena una «papà Englaro story» tutta dalla parte del babbo, insomma di fare l’esaltazione dell’eutanasia di stato. E il sospetto divenne quasi certezza quando fu annunciato che la Regione Friuli aveva negato, per ragioni ideologiche, i finanziamenti al film. Bè, sospetti (pare) infondati. Nel suo lavoro Bellocchio pone il problema, ma non prende (l’ha giurato) posizione. I personaggi che si battono per la vita e quelli per la morte numericamente si pareggeranno (bisogna vedere poi quali risulteranno più simpatici). E siccome in Bellocchio (per fortuna sua e nostra) l’animale di spettacolo ha sempre prevalso sull’ideologo, in «La bella addormentata» Eluana non ci sarà, e nemmeno il papà. Ci sarà la mamma. Non la signora Englaro. Ma una madre (inventata) che non si batte per la morte, ma per la vita. Bellocchio ha escogitato a beneficio di Isabelle Huppert una parte, anzi una «partona» di quelle che prenotano per l’attrice il premio per l’interpretazione. La Huppert nel film è chiamata la Divina Madre, una povera donna che solo qualche anno prima era una diva famosa. Poi la figlia a causa di un incidente, precipitò in un coma giudicato dai medici irreversibile. Ma non dalla madre che è rimasta a vegliarla giorno e notte, accantonando tutto il resto (carriera, marito, figlio) certissima nell’avverarsi di un miracolo che riporti in vita la figliola. Isabelle come santa o come fanatica? Lo vedremo. Intanto il resto del cast è equamente diviso tra amanti della vita e della morte. C’è la smortina Alba Rohrwacher che abbastanza incredibilmente, si batte per la vita e va a manifestare in numerosa compagnia sotto le finestre di Eluana. Il suo corteo s’incrocia con quello di segno opposto. Alba simpatizza con un coetaneo laico. Si capisce subito che nei giorni futuri Eluana non sarà in cinema ai loro pensieri. La morte (ma non quella dell’Englaro, ma la sua) è invece la fissa dell’esuberante moracciona Maya Sansa). Il suicidio è deciso. Resta da vedere come e quando. Ma la moracciona ha l’angelo custode, un giovane medico innamorato (interpretato, forse non casualmente, da Piergiorgio Bellocchio, figlio del regista) che con tutte le sue forze cerca di persuaderla che stare in questo mondo è una gran bella cosa. Poi c’è Toni Servillo, che per fortuna non fa (come temevamo) papà Englaro, ma un onorevole berlusconiano. Proprio così. È la prima volta che il cinema mette sullo schermo un parlamentare targato Pdl (Berlusconi è stato spesso filmato, ma i suoi parlamentari son sempre stati volgo disperso che nome non ha).Bene, Servillo fa il pidiellino combattuto. La lealtà nei confronti del partito lo spingerebbe a votare contro l’interruzione del nutrimento per Eluana, ma le sue convinzioni sono laiciste (probabilmente di scatenerà la caccia all’identificazione: a chi ha voluto alludere Bellocchio, forse all’onorevole Ferruccio Saro che si schierò ripetutamente a fianco di Englaro?).