Caos azzurro

Scontro tra Silvio e AlfanoIl partito si spacca in due

Andrea Tempestini

  Il Pdl è un cantiere aperto. Un cantiere che rischia paurosamente di crollare, schiacciato dalla perdita di consensi e dilaniato dalle differenti correnti di pensiero che lo attraversano. Le divergenze, però, sono arrivate anche ai vertici assoluti del partito: il presidente Silvio Berlusconi e il segretario Angelino Alfano non parlano la stessa lingua. Una brutta notizia, quando c'è un'emergenza voti da affrontare. Il segretario punta tutto sul ricambio generazionale e sulle primarie; per rigenerare il Pdl vuole cercare di allargare l'alleanza ai moderati. Il Cavaliere, al contrario, ha in mente una vera e propria rivoluzione: stufo della sua creatura nella veste originaria, vuole aprirsi alla società civile e gettare nella mischia facce nuove, volti che non siano quelli dei politici. Berlusconi ha in mente le liste civiche, che di giorno in giorno, almeno nel mondo delle idee, continuano a fiorire: da quella rivoltosa di Vittorio Sgarbi a quella animalista di Michela Vittoria Brambilla, da quella radicale di Daniela Santanchè a quella di Guido Bertolaso fino ad arrivare a quella sportiva (candidare un calciatore? E' possibile).  Tornano le correnti - Il successo riscosso da Beppe Grillo negli ultimi mesi e alla tornata amministrativa continua ad affascinare Berlusconi, sempre più attratto da quell'antipolitica di cui divenne simbolo al tempo della "discesa in campo", nel 1994. Il punto è che, però, il suo "delfino ufficiale", l'ex Guardasigilli Alfano, per garantire un futuro al Pdl vuole proseguire nel solco della tradizione politica degli azzurri. In cima al partito si sta consumando lo scontro tra chi vuole un cambio radicale e chi vuole limitarsi a un restyling. E i parlamentari del Pdl si trovano nella scomoda posizione di dover scegliere chi seguire, polarizzando il partito. C'è chi ha paura di perdere uno dei pochi posti a disposizione per una futura ricandidatura: molti, così, si stringono attorno ad Alfano e gli chiedono di esautorare Berlusconi, che con le sue "pazze idee" rischierebbe di porli ai margini della vita poltica. Ormai gli azzurri giocano per la propria sopravvivenza. Il risultato è il ritorno delle grandi correnti, nel solco della tradizione missina: sono infatti soprattutto gli ex An (Ignazio La Russa su tutti) che si applicano nel plasmare le fazioni. L'idea dell'ex ministro della Difesa è quella di lanciare Giorgia Meloni, la faccia giovane e pulita della nuova destra.  Il ritorno in campo - In un contesto fluido e caotico c'è poi la terza via, l'opzione imprevista (ma soltanto fino a un certo punto): il ritorno, in prima persona, del Cavaliere. Silvio Berlusconi, secondo i suoi fedelissimi, sarebbe pronto a rimettersi in gioco per la corsa a Palazzo Chigi: sarebbe già stufo del suo ruolo di grande tessitore, di padre nobile del partito che detta la linea nascosta dietro le quinte. E anche sul suo nome il Pdl si spacca. C'è chi riconosce che il Cav continua ad essere una miniera di voti, e chi, al contrario, vorrebbe che Berlusconi si facesse definitivamente da parte perché ritornando finirebbe per seppellire definitivamente il "sogno azzurro".