Governo al capolinea
Mario al TraMontiIl governo è a pezzi
l governo Monti è al tramonto. Ieri lo stesso premier ha ammesso che avrebbe potuto fare di più e lagna la perdita dell'appoggio dei poteri forti. Monti si sente accerchiato, è consapevole dello stallo in cui si trova il suo governo. E, ieri, giovedì 7 giugno, si è consumata una delle giornate più difficili di questo esecutivo. Lo stallo sul decreto sviluppo, con lo scontro tra il ministro Corrado Passera e il viceministro all'Economia Vittorio Grilli. Il fallimento della riunione era nell'aria già dalle prime ore del mattino per la mancanza di soldi per finaziare la parte che riguarda le infrastrutture: mancano 300 milioni di euro. Passera si è chiesto, giustamente, cosa ci stia a fare lui che è ministro dello Sviluppo se non ci sono i soldi per lo Sviluppo. Ma il viceministro dell'Economia, al convegno dei giovani industriali, ha detto di non aver avuto nessun problema con Passera. Ma oltre a quello dello Sviluppo sono volati molti altri stracci: il ministro delWelfare Elsa Fornero ha rinfacciato al titolare dell'Economia di essere il ritardo nel reperire le risorse per tagliare i costi degli esodati. Poi c'è la partita aperta con il ministro della Giustizia Paola SEverino che è tornata a prendersela con il sottosegretario Antonio Catricalà e confessato di essere in difficoltà nei rapporti con i partiti. Nomine Rai e Agcom Sul tavolo restano ancora due grandi nodi da scioglere. Sempre ieri, giovedì 7 giugno, Monti ha convocato un vertice per forzare la mano sulle nomine Rai e all'Agcom. Tanto alla presidenza della tv di Stato quanto a quella dell'autorità delle comunicazioni, vuole mettere nomi di alto profilo, scelti personalmente, esautorando di fatto i partiti Ammissione di colpe E' stato lo stesso Mario Monti a certificare il fallimento del suo governo oltre che il suo. Come scrive Maurizio Belpietro nel suo editoriale in edicola oggi, venerdì 8 giugno, la cura di Monti, in sette mesi, non ha prodotto i risultati sperati, l'Italia rallenta sempre di più e la crescita non si intravede all'orizzonte perfino dal punto dei vista dei conti le cose non quadrano. Lo dimostra il buco di 3,5 miliardio di euro nelle previsioni di bilancio.