Grillo
Pizzarotti ribelle e commissariato: Beppe cerca tecnici
Tavolazzi, Tavolazzi chi era costui? E perchè Beppe Grillo, a causa d’un Carneade di nome Tavolazzi Valentino - 62enne ingegnere da Ferrara già espulso dal M5S per collusione partitocratica , direbbe Pannella- s’incazza col neosindaco di Parma? E per quale motivo il comico spinge la vaporosa follia fino all’evocazione di un direttore generale («A Parma abbiamo bisogno d’aiuto», è il suo post vibrante sul web)? E per quale ragione, in pratica, proprio non accetta che il suo movimento, nel bene e nel male, sia diventato un partito di sogni rocciosi? E perchè, infine, all’ira grillesca il Federico Pizzarotti sindaco, tace, chiuso da ore negli uffici comunali, Amleto nel Castello di Kronborg, lasciando i giornalisti per la prima volta a bocca asciutta? Riassumiamo l’appassionante fogliettone della neopolitica italiana. Accade che ieri, sul Blog di Grillo -il più letto d’Italia- compaia un post in cui il Fondatore, saputo che il Tavolazzi di cui sopra risulterebbe candidato -per curriculum, come richiesto- alla direzione generale del Comune di Parma, lo bocci senza pietà: «Mi meraviglio che Tavolazzi si ripresenti ancora sulla scena per spaccare il Movimento 5 Stelle». E, dopo averlo bocciato, Grillo bypassa Pizzarotti -che della venuta del Tavolazzi sarebbe mandante- e lancia al mondo, appunto, la richiesta del direttore generale: «La Rete non deve lasciare soli i sindaci del MoVimento 5 Stelle. Tutto è avvenuto molto in fretta e c’è la necessità di ricoprire ruoli operativi. A Parma abbiamo bisogno di aiuto. Cerchiamo persone con esperienza della gestione della macchina comunale per la carica di direttore generale al più presto. Incensurata, non legata ai partiti, di provata competenza». Chi è referenziato -prosegue- mandi curriculum al sito di Grillo. Non a quello del Comune di Parma. A quello di Grillo. Come dire: AAA cercasi commissario per Parma che controlli il controllore, dato che il controllore stesso -il sindaco- c’ha in testa questa assurda idea del Tavolazzi dirigente. Ora, il problema non è tanto Tavolazzi. A cui, da ex grillino di Progetto per Ferrara venne inibito l’uso del simbolo del Movimento 5 Stelle dopo aver partecipato ad un convegno di militanti troppo simile -per Grillo- «ad un congesso di partito». Il caso Tavolazzi infiammò mesi fa il web. Molti attivisti, compreso il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia, protestarono perchè «Grillo non può espellere nessuno perchè non siamo un partito...». Ma molti altri -la maggioranza - sottoscrissero la volontà del loro primus inter pares. Tavolazzi, insomma, era fottuto. Grillo lo licenziò attraverso un semplice post. E, ancora prima di Tavolazzi, era esploso il “caso Andrea DeFranceschi”, consigliere emiliano scomunicato per espresso solidarietà al quotidiano dell’Unità in crisi; e prima ancora, il “caso Antonina Dejeu”, consigliere di quartiere rumena spinta alle dimissioni dopo che Grillo definì lo Ius solis, il diritto di cittadinanza agli stranieri nati in Italia, «senza senso». Le purghe non sono nuove nel grillismo. Ma ci stavano. Perchè, insomma, i grillini, non erano un partito, ma un’orda di sognatori allegri e perbene. Oggi, per tornare a bomba, non è Tavolazzi il problema; che tra l’altro, ha avuto un ruolo notevole nella vittoria di Comacchio. E il problema non è nemmeno il sindaco Pizzarotti il cui invito a «lasciateci lavorare» (dove l’abbiamo già sentita?) astutamente in calce al blog di Grillo getta acqua sul fuoco della polemica. No. Il vero problema è che il Movimento antipolitico, grazie ai suoi programmi, alla sua democrazia diretta, ai suoi ingenui attivisti oramai è diventato politico. . A tutti gli effetti. Adesso i grillini sono sindaci e amministratori di tutti, con i loro inevitabili scazzi da risolvere: devono cercare il dialogo con la banche per rinegoziare i debiti cittadini; stringere le mani degl’imprenditori non tutti necessariamente cementificatori; evitare multe possenti in caso di blocchi d’infrastrutture già avviate. Devono prepararsi, forse, ad alleanze che mai avresti detto soprattutto se esisterà ancora la gabbia di questa legge elettorale ( speriamo di no). Lo stesso Grillo, sotto sotto, sta prendendo contezza che lo scenario sta cambiando, e non bastano gli slogan. Da distruttore assoluto dell’euro, per esempio, ieri, intervistato da Euronews, s’è dichiarato possibilista su un euro di “serie B”: «la Merkel si riprenda il Marco. Facciamo un euro debole noi del sud Europa, tra Greci, Spagnoli, Portoghesi. Abbiamo già perso il 30% della nostra economia ...». Naturalmente il responsabile economico Pd Stefano Fassina gli ha dato del pazzo, prospettandogli un’Italia apocalittica condannata alla recessione e ai licenzianmenti perpetui. Ma, insomma, la posizione di Grillo s’è ammorbidita. E non è detto che sia un male. La politica è sudore e sangue. Tavolazzi o non tavolazzi. di Francesco Specchia