Gratta e vinci del demonio
Il barista non cade in tentazioneDice il vero e butta un tesore
Cosa renda un uomo felice e un altro infelice è un mistero ma cinque milioni di euro sul conto corrente tendono a chiarirlo. Specialmente se, come è accaduto giovedì a Palermo nel bar di via Oreto, i cinque milioni di euro arrivano dal cielo, una pioggia d’oro scaturita da quell’esercizio in cui si vedono accanitamente impegnati sempre più clienti all’esterno di bar e tabaccherie: sfregare una moneta su un gratta e vinci, in questo caso uno di quelli da 20 euro. Ma, nell’eccezionalità della vincita fortunata, il caso si è divertito a creare un inciampo che ha messo un uomo di fronte a un dilemma delicatissimo, e se la vicenda si fosse svolta su un palcoscenico, come una commedia di Eduardo De Filippo, a quel punto le luci in sala si sarebbero drammaticamente abbassate, e un faro non avrebbe illuminato il giocatore baciato dalla dea bendata, ma l’uomo che gli sta di fronte dall’altro lato del bancone, cioè, nel nostro racconto dei fatti, Giandavide Ciresi, uno dei due fratelli che gestiscono il bar. Riavvolgiamo il nastro e descriviamo la scena. Entra nel bar un vecchio signore, acquista un Maxi Miliardario da 20 euro e, con la flemma dell’età e di un gesto di ordinaria speranza disillusa, gratta il cartoncino ripulendolo della fastidiosa polverina argentata. Stavolta qualcosa accade, qualcosa di grosso, sotto quella polverina. Guarda bene il biglietto, gli pare proprio che abbia vinto. Non le solite decine di euro, che ti fanno uscire dalla tabaccheria come chi esca da un casinò e riferisca agli amici: «Sono andato pari». No, al giocatore pare di aver vinto 5mila euro. Non una cifra da capogiro, ma con questi chiari di luna è abbastanza per spiccare un salto di gioia, se si avessero vent’anni. Il vecchio non ne capisce di vincite sostanziose, si avvicina al bancone dov’è il fratello di Giandavide, Gioachino, per chiedergli che deve fare per riscuotere. Oh, bene, un po’ di fortuna a qualcuno, avrà pensato Gioachino, è bello che tocchi a questo umile signore, non saranno soldi piovuti su un terreno duro e ostile, che non li merita. Il fatto attira l’attenzione di Giandavide che butta l’occhio sul biglietto, c’è la curiosità di vedere quale combinazione è stata imbroccata. Cinquemila euro, corrispondenti a due sequenze di numeri identici. Cinquemila euro. No un attimo, pensa in un lampo Giandavide, se non è un colpo di caldo, se non è un’allucinazione, il signore che abbiamo di fronte non si è accorto di altri tre zeri, non si è accorto che ha vinto cinque milioni di euro. Questo signore, dunque, ci sta chiedendo, dopo averci mostrato il biglietto, come fare per incassare cinquemila euro, quando invece ne ha vinti cinque milioni. Ecco, in questo momento le luci di scena sono tutte su di lui, sul gestore che improvvisamente sa che può fare una scelta: fottere il vecchio, consegnargli 5mila euro e vederlo andar via sorridente, e poi incassare i legittimi cinque milioni e prepararsi alle spiagge delle isole tropicali, cullati dalle onde e in compagnia di un frutto che cade dalle fronde direttamente nel cocktail nella mano destra, oppure fare quello che ha fatto. Cioè questo: con la massima discrezione, evitando di incuriosire gli altri clienti, invitare il vecchio a uscire un attimo dal bar, chiedergli se ha la macchina posteggiata nelle vicinanze e, alla risposta affermativa di quello, salire con lui nella vettura come in un film di spionaggio, quando due contatti si incontrano e devono discutere un affare delicato. Quindi, dopo aver riflettuto maledettamente ogni microsecondo di quel piccolo viaggio dal bar alla macchina, tirare un lungo sospiro e spiegare al giocatore: «Questo biglietto le consente di ritirare non 5mila euro, ma cinque milioni». Ecco, finito, il dado è tratto, non si può più tornare indietro, ormai gliel’ha detto. Non lo può più fottere, addio isole tropicali, onde che cullano e frutti esotici nei cocktail, benvenuta ordinaria amministrazione, routine quotidiana, onestà piccolo borghese, tanto disprezzata quanto nobile. Sipario, fine della scena, quello che avverrà da quel momento in avanti non è molto interessante. Un altro superfortunato che diventa milionario con un cartoncino. Niente di nuovo né di originale. Ma la sequenza della scelta, della decisione di dirgli la verità, di aprirgli gli occhi sulla reale entità della sua vincita e della sua buona sorte, quello è stato un momento di grande teatro e chissà cosa avrebbe fatto, ognuno di noi. di Giordano Tedoldi