Governo impantanato
Napolitano dà i compiti al Prof:se vuoi durare taglia i deputati
Se il governo vuole arrivare alla fine della legislatura, come ha detto di voler fare Mario Monti, è «necessario» e «decisivo» approvare le riforme. A cominciare dal taglio del numero dei parlamentari, per proseguire con il superamento del bicameralismo perfetto e la riforma della legge elettorale. Per questo Giorgio Napolitano ha voluto incontrare, ieri, Mario Monti. E parlare di questo. Non a caso erano presenti anche il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Antonio Catricalà, e il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, incaricato di seguire il percorso delle riforme istituzionali. In particolare l’iter del testo unificato che è all’esame delle commissioni del Senato (il relatore è Carlo Vizzini). Napolitano ha voluto essere aggiornato nei minimi dettagli del contenuto del provvedimento, dei tempi previsti, dei possibili ritocchi. Un dossier che il presidente della Repubblica segue con particolare attenzione, come dimostra la conoscenza approfondita di articoli e commi, esibita da Napolitano durante l’incontro. È vero che la materia è di competenza delle forze politiche. Ma il governo, si spiega al Quirinale, dovrà pronunciarsi sul testo. E già il fatto che si sia dato mandato a un ministro di seguire la pratica prova l’interesse dell’esecutivo. Per Napolitano questo è punto dirimente. Da sempre sollecita i partiti a fare le riforme, in particolare quelle che ridisegnano l’architettura dello Stato. Se si vuole recuperare «credibilità» e rispondere alla crisi di consenso che colpisce i partiti, è l suo pensiero, bisogna partire da qui. Il testo affronta i nodi più importanti: riduzione del numero dei parlamentari, addio al bicameralismo con una divisione di compiti tra Camera alta e bassa, rafforzamento dei poteri del premier. Ma Napolitano si è anche informato sullo stato dell’arte delle altre riforme: legge elettorale, decreti delegati del federalismo. L’incontro è anche una risposta alla lettera che Monti gli ha mandato alcuni giorni fa, in occasione del compleanno di Napolitano. Quella nella quale il premier ribadiva la sua volontà di andare avanti fino al 2013. Se questa è la sua intenzione, è il ragionamento del presidente, bisogna capire come andare avanti. E per fare cosa. Per Napolitano, la priorità è questa: fare le riforme istituzionali. Da qui alla fine della legislatura, infatti, bisogna completare il risanamento dei conti pubblici, ma anche avviare una «rigenerazione delle forze politiche». Così da colmare il distacco sempre più grande che c’è tra cittadini e istituzioni, tra elettori e partiti, e che si è misurato di nuove alle elezioni amministrative con l’exploit del Movimento 5 Stelle. Senza contare che queste riforme, ha detto Napolitano a Monti, servono anche ad «accrescere la credibilità del nostro Paese in Europa». Dunque hanno un riflesso sulla «situazione economica e di risanamento», che è la mission del governo. Insomma, è un dossier che riguarda i partiti. Ma anche il governo. Per il resto, l’impressione che c’è al Quirinale, condivisa a Palazzo Chigi, è che il clima tra partiti e governo, nei giorni scorsi «incandescente», si è «molto rasserenato». Al di là delle tensioni pre e post-elettorali, nessuno, si spiega, ha interesse a far cadere il governo. Soprattutto, non ce l’ha Silvio Berlusconi. E finché lui è tranquillo, si dice, Monti può dormire sonni tranquilli. Ma quanto durerà la tregua? Il premier è preoccupato dai due dossier che dovrà affrontare nelle prossime settimane. E che promettono scintille con i partiti: la Rai e le nomine delle Autorithy (Comunicazioni, Trasporti e Privacy). Sul primo punto per ora c’è stato solo un incontro con Sergio Zavoli, presidente della Commissione di Garanzia. Non c’è una road map. Ma Monti è convinto che «bisogna fare in fretta», visto che il cda è scaduto. E già mette in conto le tensioni che si scateneranno. Soprattutto con il Pdl. Così come le nomine delle Autorithy. La legge prevede che siano approvate da due terzi del Parlamento. Al governo spetta fare le proposte. Ma perché passino, si dice a Palazzo Chigi, servirà «un accordo con i partiti». Il che, di questi tempi, con Alfano che ha detto di non voler fare più vertici ABC, non sarà facile. Intanto il ministro Paola Severino rompe un tabù: «Se nel 2013 ci fosse una lista Monti, la voterei sicuramente come cittadino». Il partito dei professori, insomma, non è solo un’ipotesi. di Elisa Calessi