Siparietto
Mourinho in ginocchio: il teatrino dello sconfitto
Non ce la fa, è più forte di lui. Josè Mourinho si è autoproclamato Special One, ha dichiarato di essere il miglior allenatore al mondo, ha abbandonato le sue squadre durante la premiazione del trofeo appena vinto. A memoria, non ha mai ammesso di aver perso perché era più debole o perché lo meritava. Sempre colpa di qualcuno: degli arbitri, dei simulatori, del prato troppo bagnato o poco curato. E in conferenza stampa (quando non diserta l'obbligo), mostra il peggio di sè: la tracotanza e l'arroganza di un uomo che ha talento, ne è consapevole e quindi guarda tutti dall'alto verso il basso. Sacro e profano - Ieri invece, Mou ha scelto di invertire l'angolatura da dove osservare il mondo. Si è inginocchiato. Sapeva di avere le telecamere addosso e circa un miliardo di spettatori che stavano seguendo il suo teatrino. Forse è spontaneo, forse era una scenetta studiata. Di sicuro nessuno aveva mai visto l'allenatore più vincente del pianeta (così dice lui) mettersi in quella posizione, così religiosa, quasi che la sua aura mistica avesse il potere di guidare i rigori dei suoi burattini. Invece Ronaldo (che di nome fa Cristiano, ma venera il Dio Mou), Kakà (un altro atleta di Cristo) e Sergio Ramos si sono fatti ipnotizzare. Il Real è fuori, Josè esce dalla Champions, dopo che era praticamente sicuro di andarla a vincere. Giusto alla vigilia ha detto: "Questo è l'anno del Madrid". Invece no, dovrà accontentarsi della Liga ai danni del Barcellona di Guardiola, "giusto per dimostrargli chi è più bravo", starà pensando Mourinho sempre pronto alle sfide "a chi ce l'ha più lungo". Eravamo stanchi - La filosofia di Mou è quella di non dare mai meriti all'avversario. Dopo la gara, in conferenza stampa (dove era seduto e non in ginocchio) ha dichiarato: "Non è passata la squadra più forte, siamo stati alla pari. Loro hanno fatto solo un gol in più di noi ai rigori. Noi nel weekend abbiamo giocato una partita che valeva il titolo, loro invece avevano già perso il campionato e sabato hanno giocato con la squadra B. Eravano stanchi. Adesso pensiamo alla Liga. Se la vinciamo per me avrà un significato speciale, possiamo battere il Barcellona, che tutti voi dite che è la squadra più forte del mondo". Gli è sempre piaciuto il rumore dei nemici. Anche se il rumore, quasi sempre, è tutta opera sua.