Lo scorso 24 gennaio
Diciotti, il pm aveva chiesto di rigettare il ricorso dei clandestini
«In conclusione, questo Ufficio insiste perché le Sezioni Unite respingano il ricorso». Così tirava le somme, nell’ultima delle nove pagine dedicate al ricorso dei migranti per ottenere il risarcimento dei danni per il trattenimento a bordo della nave “U. Diciotti”, la procura generale della Corte di Cassazione. Lo scorso 24 gennaio il sostituto procuratore Luisa De Renzis - quindi l’accusa - aveva chiesto alle sezioni unite civili del Palazzaccio quindi i giudici - di rigettare l’atto di K.M.G., uno dei quaranta migranti protagonisti del braccio di ferro dell’estate del 2018. Come è andata a finire è noto: la Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza del successivo 18 febbraio, accogliendo il ricorso ha condannato lo Stato a risarcire i migranti in nome dell’impossibilità di «considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale» il rifiuto di autorizzare lo sbarco - «protratto per dieci giorni»- degli uomini soccorsi in mare. L’opposto di quanto raccomandato da De Renzis ai colleghi, secondo cui andava stabilito «il difetto assoluto di giurisdizione», rientrando la gestione della politica migratoria nel «legittimo esercizio» dell’autorità politica, e come tale insindacabile. Invece gli “ermellini” hanno ribaltato le conclusioni del pubblico ministero, sconfessandolo. Il bis di quanto accaduto il 21 febbraio scorso per il “caso Delmastro”, il sottosegretario alla Giustizia condannato a otto mesi di reclusione per rivelazione di segreto d’ufficio e a un annodi interdizione dai pubblici uffici nonostante la richiesta di assoluzione del pm.
RICORSO SMONTATO
In nove pagine, il sostituto procuratore De Renzis aveva smontato il ricorso del migrante, dichiarando «infondata», ad esempio, la configurazione della cosiddetta «colpa da apparato» in capo al governo. «È necessario, infatti», scriveva il pm, «che venga accertato l’evento dannoso» e che quest’ultimo «sia strettamente connesso (in via causale) ad un comportamento doloso o colposo della Pubblica amministrazione». E questo «non potendosi prescindere da un accertamento concreto della responsabilità in capo al governo». Quanto al danno non patrimoniale da risarcire, «non è sufficiente affermarne l’esistenza, ma è necessario che lo stesso sia allegato e provato, nella sua esatta consistenza». E ancora: per il pm era stata corretta la decisione della corte di appello di definire «l’insussistenza» dell’obbligo delle autorità di rilasciare il Pos (place of safety, il porto sicuro di sbarco) «ovvero di rilasciarlo entro un determinato termine e secondo determinate modalità». Laddove per i giudici, invece, l’organizzazione dello sbarco doveva essere disposta «nel più breve tempo ragionevolmente possibile».
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«Sono sconcertato: il pubblico ministero, ovvero l’accusa, aveva stabilito che i migranti avessero torto. Invece la Corte ha preso una decisione in contrasto. Siamo di fronte a una minaccia togata alla democrazia», attacca Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato. «Questa decisione della Cassazione arriva all’indomani dello sciopero dell’Anm», ricorda il senatore, secondo cui dopo il caso Delmastro quanto accaduto sui migranti testimonia un’«ostilità politica chiara» rispetto al governo: «Ormai siamo alla protervia». Gasparri ha notato pure un altro particolare nell’ordinanza pro migranti. «Riferendosi al voto del Senato che ha negato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, hanno scritto 20 marzo 1989. Sono anche sciatti. Sciatti e superbi: da oggi sono la superba corte di Cassazione».
TOGHE MOBILITATE
La tensione tra governo e magistratura, insomma, resta alta. Ieri il comitato direttivo centrale dell’Anm ha fissato le prossime tappe della mobilitazione iniziata con lo sciopero del 27 febbraio contro la separazione delle carriere. «Il nostro principale obiettivo adesso è imbastire tutta una serie di manifestazioni, di incontri, di modalità di comunicazione per portare il nostro messaggio, secondo noi positivo e condivisibile, ovunque e a chiunque», ha annunciato il presidente del “sindacato” delle toghe, Cesare Parodi. Entro fine marzo, poi, l’Anm si recherà al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E non sarà «un omaggio formale», ha anticipato Parodi, che non ha fatto nulla per nascondere il tentativo di cercare l’ombrello del Colle in funzione anti-governativa: «Mattarella è un punto di riferimento per tutti i magistrati italiani, anche alla luce di sue recenti dichiarazioni sul tema dell’indipendenza. Sarà un momento importante». Non è mancato un riferimento all’ordinanza della Suprema corte sui migranti: «Ancora una volta si trascura il principio della separazione dei poteri». Da Forza Italia ha replicato Enrico Costa: «Ma voi per primi siete certi di rispettare i principi che richiamate?».