l'ultima presa in giro

Diciotti, Italia bancomat dei migranti: le conseguenze devastanti della mossa delle toghe

Alessandro Gonzato

Il rischio è di migliaia di ricorsi e risarcimenti da capogiro. Soldi che lo Stato, cioè noi, potremmo dover corrispondere a profughi veri e presunti (il rapporto è di uno a dieci) che prima di sbarcare in Italia, essere accolti e aver ricevuto ogni tipo d’assistenza sono stati trattenuti dal governo sulle navi, non certo per crudeltà – come sbraita la sinistra – ma ad esempio in attesa di un accordo sulla redistribuzione in altri Paesi. «Attenzione», ci dice Nicola Molteni, sottosegretario leghista al ministero dell’Interno, «perché chi ci assicura che qualcuno, facendo leva su questa sentenza, non denunci il “trattenimento forzato” anche quando viene assegnato un “porto sicuro” più lontano di quello che pretendono le Ong?». La sentenza è quella della Cassazione di cui abbiamo dato conto ieri: i giudici hanno disposto un indennizzo per i migranti sbarcati a Catania il 25 agosto 2018 dopo dieci giorni d’attesa. Allora a capo del Viminale c’era Matteo Salvini (governo M5S-Lega) e pure allora il sottosegretario era Molteni. Il risarcimento verrà stabilito dal giudice d’Appello. Il Fatto Quotidiano ha scritto dell’ipotesi di 160 euro al giorno: nel caso della Diciotti solo un eritreo sui 40 che avevano presentato denuncia è arrivato fino al terzo grado di giudizio, quindi sarebbero 1.600 euro più le spese legali. Centosessanta euro al giorno più spese legali rischia di essere più o meno la somma corrisposta per l’ingiusta detenzione che spesso, peraltro, viene risarcita in tempi biblici. Fossero arrivati tutti e 41 in Cassazione l’indennizzo sarebbe salito a 65mila 600 euro. Qualora fosse corretta la ricostruzione del Corriere della Sera invece, diametralmente opposta – maxi risarcimenti da 41mila a 72mila euro a persona – il conto ipotetico potrebbe schizzare da un minimo di un milione 681mila a un massimo di 2 milioni 952mila. Basterebbero una decina di controversie coi migranti all’anno – e pensate a quante volte le Ong accusano questo governo – per far esplodere una bomba nelle casse dello Stato.

Chiariamo: la questione economica non verte tanto sulla vicenda specifica della nave Diciotti, ma sulla concreta possibilità che il caso faccia giurisprudenza e dunque crei un precedente. Torniamo a Molteni: «Guardate che il fatto che non sia stato quantificato il danno è un’anomalia. Siamo al danno morale presunto. Spiego: il danno non patrimoniale va provato, pensate agli incidenti. Qui», come ha detto Giorgia Meloni, «c’è una presunzione di danno, che però non può essere dimostrato». Il sottosegretario agli Interni continua: «Ci sono tre elementi che mi portano a contestare la decisione dei giudici, che pur rispetto, sia chiaro. Primo: hanno ribadito che il soccorso in mare è un dovere, e infatti, come sempre, siamo stati tempestivi, sono partite due motovedette e poi la nave della Guardia Costiera, nonostante il barcone fosse in acque Sar maltesi. Non l’avessimo fatto, probabilmente, i 177 richiedenti asilo sarebbero morti. Secondo: l’obbligo di sbarco e accoglienza», evidenzia Molteni, «non è previsto da nessuna parte.

 

 

Come si fa ad affermare che c’è stata una sottrazione della libertà? In più una recente sentenza del Consiglio di Stato ha sancito che il porto da assegnare alle navi lo stabilisce il Vi minale in base a vari aspetti tra cui l’ordine pubblico. Terzo», conclude il sottosegretario, «ritengo sbagliato non considerare il divieto di sbarco un atto politico bensì amministrativo. Tutto questo potrebbe avere effetti devastanti, e lo dice anche chi non è iscritto alla Lega o a un altro partito della maggioranza». Lo dice, tra gli altri, Nunzio Sarpietro, il giudice che ha prosciolto Salvini («Il fatto non sussiste») nel “caso Gregoretti” dall’accusa di sequestro di persona per aver ritardato lo sbarco, a luglio 2019, di 131 migranti dalla nave della Guardia Costiera nel porto di Augusta, nel Siracusano. «Pensi», spiega Sarpietro in un’intervista a Repubblica, «cosa potrebbe avvenire se i migranti trattenuti sulla Open Arms si rivolgessero al giudice civile per il risarcimento dei danni (... ) Non vorrei essere nei panni del governo. Questa sentenza apre un’autostrada ai risarcimenti di centinaia e centinaia di migranti». Il magistrato, va detto, afferma comunque di rispettare la sentenza e di non voler entrare nel merito. Noi invece sì, sul fronte economico. C’è la seria possibilità, soprattutto ora che con la primavera si intensificheranno le partenze, che qualche associazione pro -migranti ci veda un bancomat o una carta di credito, in tal caso senza plafond.