Dritto al punto

Pierluigi Battista inchioda i magistrati anti-Meloni: "Un salto di qualità, un caso senza precedenti"

Magistratura e politica, politica e magistratura. Due dei tre poteri dello stato che in Italia si trovano spesso in conflitto tra loro. Almeno dalla caduta della prima Repubblica, quando i vecchi partiti collassarono sotto i colpi inferti dal pool di Mani Pulite. E dall'era Berlusconi in avanti, le toghe - soprattutto quelle rosse - hanno fatto sentire sempre di più la loro presenza. Fino ai giorni nostri, con il governo meloni che si trova alle prese con l'impasse sui migranti in Albania e, soprattutto, con il caso Almasri.

A Quarta Repubblica, il talk show politico di Rete 4 condotto da Nicola Porro, Pierluigi Battista ha parlato della differenza tra la magistratura ai tempi dei giudici Falcone e Borsellino e quella odierna. E non ha risparmiato pesanti critiche riguardo all'attivismo politico di queste toghe schierate apertamente. 

 

 

"Sono cambiate le condizioni. Nel senso che l'epoca di falcone e Borsellino erano diciamo dei reati. Reati di mafia, delle cose molto gravi - ha spiegato Battista -. Poi dopo c'è stata una evoluzione. C'è stata quella che è stata chiamata la supplenza, per cui i magistrati hanno cominciato a intervenire su tutto. Di fatto era un contro potere che invadeva il terreno della politica molto forte. È caduta la prima Repubblica anche su questo. Però era abbastanza diffuso. Adesso c'è stato un nuovo salto di qualità. Io non conosco precedenti nella storia italiana di un governo, perché è vero che sono la metà del governo numericamente ma è la parte essenziale di quel governo, che viene tutta messa sotto accusa. Allora è un salto di qualità. Allora - ha concluso - dalla supplenza si passa alla sostituzione".