vuoti da colmare

Albania, ecco chi sono i giudici che hanno rispedito tutti gli immigrati in Italia

Ebbene sì, i giudici che nella giornata di venerdì 31 gennaio hanno deciso per la mancata convalida di trattenimento dei 43 migranti in Albania sono in gran parte gli stessi che avevano già deciso nel merito su altri casi analoghi. A spiegare il motivo è stato, tempo prima, Giuseppe Meliadò. Come riportato dal Corriere della Sera, il presidente della Corte d’appello di Roma una settimana fa parlava così: "Ha destato sgomento la scelta del legislatore di trasferire, con procedura d’urgenza, senza alcun aumento dell’organico e senza risorse aggiuntive, alla Corte d’appello le procedure di convalida dei provvedimenti di trattenimento degli stranieri adottati dal questore, ad appena pochi mesi dalla scelta di rafforzare (a Roma con ben dieci posti in più) le sezioni di primo grado competenti in materia di protezione internazionale. Si tratta di una scelta priva di alcuna apparente razionalità che getta un’ombra su tutta l’attività della Corte". Insomma, tutta colpa dei vuoti in organico da colmare. 

A riguardo il presidente aveva trovato la soluzione a questo ulteriore carico di lavoro applicando alla neonata sezione gli stessi giudici che già prima si occupavano di immigrazione nella soppressa "sezione protezione internazionale", che ha emesso nello scorso biennio poco meno di 700 provvedimenti di convalida l’anno. Lo aveva fatto attraverso un interpello, al quale avevano risposto nove magistrati per i sei posti previsti. Tra loro, appunto, le toghe che già avevano trattato la materia: "Vanno accolte — scriveva Meliadò nell’ufficializzare gli incarichi — le domande dei colleghi Antonella Marrone, Maria Rosaria Ciuffi, Cecilia Cavaceppi e Giuseppe Molfese perché hanno una specifica competenza".

 

 

Marrone è la stessa toga sulla quale, dopo aver firmato uno dei provvedimenti di sospensione, emerse un dettaglio scomodo: uno stato di Whatsapp di due anni prima in cui appariva critica con Giorgia Meloni. Ai quattro si aggiunge poi la giudice Lilla de Nuccio, che si era rivolta alla Cassazione per il conflitto di competenza sull’indicazione dei "Paesi sicuri".