La stretta
Lo Voi, stop del governo: è guerra sui voli di Stato utilizzati dai magistrati
Anche le toghe volano a spese dello Stato. Non tutte, ovviamente, e non sempre. Però tra queste c’era, fino a poco tempo fa, il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, lo stesso che ha mandato la comunicazione giudiziaria alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Lo stesso magistrato che accusa mezzo governo di peculato per il caso del generale libico Almasri, arrestato a Torino il 19 gennaio ed espulso due giorni dopo in quanto soggetto «pericoloso». Una vicenda che, oltre a riattizzare lo scontro tra una parte della magistratura e il governo, ha ora acceso i fari sull’utilizzo dei cosiddetti “aerei blu” usati dalle più alte cariche della Repubblica (capo dello Stato, presidenti di Camera e Senato, presidente del Consiglio dei ministri, presidente della Corte costituzionale) con alcune eccezioni e previa autorizzazione.
Il caso vuole, infatti, che la bomba giudiziaria lanciata dalla procura di Roma oltre al favoreggiamento punti a stabilire che mezzo esecutivo è colpevole di avere sperperato del denaro pubblico per avere rispedito il “macellaio” libico su un volo pagato dai contribuenti. «Vergogna», «scandalo», «la premier venga subito a riferire in Aula», è il ritornello delle opposizioni a cui non sembra vero di poter rialzare la testa grazie ai giudici sul piede di guerra perché la separazione delle carriere marcia verso il traguardo.
La polemica, più che strisciante, è volante. E infatti, tralasciando la vicenda del libico, si scopre che il tema degli aerei di Stato rappresenta un fronte aperto tra il numero uno della procura capitolina e gli attuali inquilini di Palazzo Chigi. C’è infatti un contenzioso che va avanti da tempo tra il dottor Lo Voi e la presidenza del Consiglio, nello specifico il sottosegretario Mantovano, autorità delegata a concedere o negare i voli di Stato.
La storia è degna di nota perché il magistrato palermitano, di fronte al diniego di utilizzo dell’aeromobile della compagnia aerea italiana (Cai) dei Servizi segreti, prima ha scritto lui direttamente a Mantovano, poi è andato dall’avvocato e ha presentato un «ricorso straordinario» al capo dello Stato. L’atto inoltrato al presidente della Repubblica è durissimo contro la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno. Parla di «violazione e falsa applicazione dell’articolo 1 della legge 133 del 2022; violazione e falsa applicazione degli articoli 3, comma 2, 7 e 9 del Dpcm del 23 settembre 2011». Non solo. In stampatello nel ricorso si citano le accuse mosse a chi ha osato negare il volo privilegiato al procuratore usando i seguenti termini: «Incompetenza», «eccesso di potere per travisamento», «sviamento». Mancava solo qualche insulto e i fuochi d’artificio, ma le carte danno già bene l’idea della situazione. E fa perfino sorridere che nel ricorso si accusi di «eccesso di potere» chi in fondo quel potere ce l’ha per legge.
La questione, però, è che Lo Voi è un osso duro e non ha preso bene la razionalizzazione attuata da Mantovano in merito ai soggetti beneficiari del volo blu. Una stretta, sia chiaro, non certo fatta ad personam né su impulso di qualche furia moralizzatrice sul modello grillino, ma solo per ragioni di costo e contenimento della spesa pubblica. Il sottosegretario con delega ai Servizi lo ha messo nero su bianco nella sua lettera di risposta alle osservazioni piccate del procuratore e per non lasciare nulla d’intentato ha perfino chiesto un parere sulla disciplina dei voli di Stato all’Avvocatura generale dello Stato.
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Francesco Lo Voi fin dal 2017 ha usufruito del “passaggio” di Stato per motivi di sicurezza. Lui, come altri magistrati o funzionari che per lavoro hanno subìto minacce era stato inserito dal ministero dell’Interno nella lista degli obiettivi a rischio e dunque dei soggetti che, «per motivi di servizio», avrebbero potuto usufruire dei mezzi Cai, previo via libera di Palazzo Chigi e con un preavviso di 48 ore, ai sensi della direttiva in materia del trasporto aereo di Stato del 23 settembre 2011.
Nato a Palermo, con la famiglia residente nel capoluogo siciliano ma il lavoro nella Capitale, il magistrato fa spesso quella tratta che però può costare anche 13mila euro a persona. Dal 2022, cioè da quando è in carica l’attuale governo, e fino all’8 marzo 2023, Lo Voi ha viaggiato sull’asse Roma-Palermo per quattro volte compiendo 8 tratte sull’aereo riservato. Quando il 16 febbraio 2023 ha fatto richiesta per il volo, Mantovano ha detto no motivando il tutto per iscritto. È cominciata una battaglia a suon di carte bollate, che non è ancora finita. La toga ritiene che viaggiare con la scorta su un volo di linea costi di più allo Stato, inoltre si riducono i tempi. Il sottosegretario in una missiva del 17 febbraio gli ha replicato che avrebbe chiesto una comparazione delle tariffe, cosa che è avvenuta e infatti l’8 marzo, dopo le informazioni assunte dall’Aeronautica militare e da fonti pubbliche, Mantovano fornisce il responso che non lascia scampo: mentre per un biglietto di andata su un aeromobile “normale” ce la si può cavare tra i 400 e i 700 euro, l’aereo blu è molto più esoso. Lo Voi, però, non ci sta e fa ricorso. La decisione è attesa. Intanto, però, lui ha “indagato” mezzo governo proprio per un volo di Stato.
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