Il caso

Sara Giudice e Nello Trocchia e l'accusa di violenza sessuale: cosa filtra dalla Procura

Tommaso Montesano

C’è una novità nel caso dei giornalisti Sara Giudice e Nello Trocchia, indagati per violenza sessuale di gruppo a Roma per quanto avvenuto nella Capitale la notte tra il 29 e il 30 gennaio 2023. Ieri si è celebrata l’udienza davanti al gip del tribunale di Roma, nel corso della quale è stata sentita la presunta vittima, che il 2 febbraio dello scorso anno ha presentato una denuncia contro Giudice e Trocchia, la prima già collaboratrice di Piazzapulita, il secondo giornalista del quotidiano Domani. La novità sta nel fatto che il giudice, al termine dell’udienza, si è riservato di decidere in merito all’opposizione alla richiesta di archiviazione dell’indagine presentata da Alessandro Gentiloni Silverj, il difensore della donna che ha sporto denuncia, una collega dei due giornalisti. Il sostituto procuratore titolare delle indagini coordinate dal procuratore Michele Prestipino, la pm romana Barbara Trotta, aveva chiesto l’archiviazione per la coppia perché «il fatto non sussiste».

Una richiesta, appunto, contestata dalla difesa della presunta vittima, che si era opposta (anche alla luce della mancata convocazione della parte offesa, che sarebbe dovuta avvenire entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, almeno secondo il “codice rosso”). Da qui l’udienza di ieri, con la testimonianza della donna- attraverso dichiarazione spontanee - su quanto avvenuto il 30 gennaio 2023, con la successiva decisione del giudice di prendere tempo per valutare al meglio tutti gli elementi. La riserva dovrebbe essere sciolta, secondo fonti giudiziarie, nelle prossime settimane. Di fronte al gip di Roma, la ragazza ha ripercorso quanto accaduto quella sera. Ovvero che al termine di una serata trascorsa in un locale di Trastevere, all’interno di un taxi dove la donna si trovava insieme a Giudice e Trocchia, si sarebbero consumate le presunte molestie ai suoi danni. L’avvocato Gentiloni Silverj ha chiesto anche la ripetizione dell’analisi delle urine per verificare nuovamente l’eventuale presenza di sostanze stupefacenti. La difesa, infatti, è convinta che alla donna si stata somministrata la cosiddetta “droga dello stupro” Ghb. I fatti, come detto, risalgono allo scorso anno. Dopo una festa, Trocchia e la moglie avevano riaccompagnato in taxi la loro collega. Qui, sull’onda dei postumi di una serata trascorsa in allegria, ci sarebbero state le effusioni. Secondo la difesa di Trocchia e Giudice, ovvero l’avvocato Grazia Volo, sarebbero state condivise. Diverso il parere della difesa dell’avvocato Gentiloni Silverj, secondo cui gli approcci non sarebbero stati consensuali. «Appena si sono chiuse le portiere mi sono ritrovata addosso Sara e Nello. Mentre mi baciava, Sara diceva “quanto sei bella”. Ho avuto la sensazione che loro si fossero parlati, come se fossi stata ingannata (...) quando sono salita sul taxi, ho pensato che la cosa fosse stata premeditata», ha raccontato la presunta vittima a un quotidiano.

 

 


Tra le prove già esaminate figurano anche le dichiarazioni del tassista alla guida dell’auto nella quale, durante il tragitto, si sarebbero verificate le avances di Trocchia e Giudice alla donna. L’uomo, ascoltato dagli inquirenti, ha affermato di non aver percepito forzature, descrivendo la scena come quella tipica di un gruppo di persone in preda all’euforia dopo una serata. Ora, parola al giudice.