Segretario Md
Musolino contro il governo: "Vogliono una magistratura servente al potere dominante"
"Si vuole un magistrato chiuso nella torre d’avorio, dotato di un’imparzialità tanto apparente quanto inesistente, che origlia il dibattito giuridico anziché esserne protagonista consapevole, e dunque meno attrezzato a tutelare i diritti delle parti coinvolte nel processo, pm o giudice che sia": l'accusa al governo Meloni arriva da Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario di Magistratura democratica, contrario al decreto legge che prevede un’azione disciplinare per i magistrati che non si astengono dai procedimenti "quando sussistono gravi ragioni di convenienza".
Nell'intervista al Corriere della Sera, quando il giornalista Giovanni Bianconi gli ha chiesto come si possa garantire l’assenza di pregiudizi quando un magistrato critica una legge e poi si rifiuta di applicarla, lui ha risposto facendo l'esempio di "Silvia Albano, la giudice e presidente di Md finita nel mirino proprio per una presunta anticipazione di giudizio - ha detto Musolino -. In realtà lei, commentando le norme sui trasferimenti in Albania, non aveva anticipato il proprio giudizio, ma l’interpretazione della Corte di giustizia europea puntualmente arrivata. Anziché accusarla bisognerebbe apprezzarne la capacità di prevedere le conseguenze di quella norma, dovuta non a pregiudizi ideologici ma a esperienza e conoscenza della materia".
L'obiettivo del decreto del governo, secondo Musolino, sarebbe "un magistrato burocrate che si adegua asetticamente agli orientamenti legislativi del momento. Senza capire che l’imparzialità non si raggiunge per legge, ma attraverso un percorso nel quale il giudice deve astrarsi dalle proprie convinzioni ed esperienze personali, anche e a maggior ragione quando non sono conosciute all’esterno, di fronte al caso specifico che si trova ad affrontare, sulla base della corretta interpretazione della norma. Senza pensare al risultato che voleva raggiungere chi l’ha scritta e approvata, perché quello è l’obiettivo del politico, non
del magistrato".
Le accuse contro il governo, poi, vanno avanti: "Evocano una Costituzione diversa da quella scritta, e perseguono una magistratura servente al potere dominante, come accadeva negli anni Cinquanta. Cercando di intimidirla sul piano culturale, anche attraverso questa minaccia di azioni disciplinari per chi partecipa al dibattito giuridico e poi non si astiene al momento di giudicare su quella materia".
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