Unire i puntini
Luca Ricolfi sbugiarda la sinistra: "Immigrati irregolari e criminalità, ecco le cifre"
L'integrazione degli immigrati nel tessuto sociale ed economico italiano? Possibile soltanto se se riduce il numero di chi entra. A spiegarlo non è un esponente di Fratelli d'Italia o della Lega, da sempre sostenitori dei "porti chiusi", ma Luca Ricolfi, sociologo d'area progressista ma nemico giurato di facile propaganda e ideologie.
Intervistato dal Giornale, partendo dalla guerriglia urbana di Milano scatenata dalla morte di un 19enne egiziano inseguito dai carabinieri e scontratosi con lo scooter contro un muretto in via Ripamonti, il politologo e saggista parla apertamente di "rischio banlieue". Per evitare una deriva francese, quindi "dobbiamo abbassare la quota di irregolari". Come? "O con i rimpatri (Europa permettendo), o con le regolarizzazioni (alla Berlusconi), o con un mix delle due politiche". C'è una soglia oltre il quale la situazione sarebbe esplosiva e incontenibile: "Se il numero di irregolari resta attestato sul mezzo milione non c'è integrazione che tenga".
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Quando si parla di immigrazione e criminalità, la sinistra grida molto velocemente al "razzismo". "Purtroppo, ormai da molti anni, non vengono più forniti dati statistici con la distinzione regolare-irregolare - riflette Ricolfi -. Però la stragrande maggioranza dei dati pubblicati in passato mostrava che i tassi di criminalità degli irregolari erano di un fattore 10 più alti di quelli dei regolari (cosa logica e spiegabilissima) e che quelli degli immigrati regolari, a loro volta, erano un po' maggiori (circa il doppio) di quelli degli italiani".
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C'è poi l'altro polo della questione, salito alla ribalta nelle ultime settimane: la magistratura che si contrappone alla politica dei trasferimenti e delle espulsioni, diventate quasi impossibili. "Non sono un giurista - è la provocazione del professore -, ma noto che c'è una domanda che non viene mai posta, e che per me è cruciale: che succederebbe se i magistrati chiamati a giudicare i trattenimenti venissero estratti a sorte? Se la risposta è che qualsiasi magistrato disapplicherebbe la legge, o rimanderebbe la decisione a corti sovraordinate, allora dovremmo concludere che i magistrati stanno solo facendo il loro dovere. Ma se una percentuale non irrisoria di magistrati convalidasse i trattenimenti, allora dovremmo concludere che gli attuali magistrati - autoselezionati per il loro interesse per le questioni migratorie - stanno andando oltre il loro ruolo".