Nero su bianco

Anm, il documento contro il governo? Un'intimidazione: fermare la riforma della giustizia

Salvatore Dama

Ecco la reazione dei magistrati. Dopo giorni di polemiche, arriva un documento durissimo dell’Anm in cui si accusa il centrodestra di condurre una campagna denigratoria verso i giudici. Oltretutto funzionale a un progetto. Quello di «preparare il terreno» a una riforma, sulla separazione delle carriere e sul Csm, che vuole «assoggettare» il potere giurisdizionale alla politica. Ma non c’è solo questo. L’associazione dei magistrati rivendica anche il diritto delle singole toghe a prendere posizione sui temi di attualità. Riferimento esplicito alle recenti polemiche sull’immigrazione. Infine ce n’è anche per i giornalisti. Che violano la privacy di quei giudici che più si espongono, sulla scena politica, con le proprie sentenze. Ecco il documento: «Nell’ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell’esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all'indirizzo politico della maggioranza governativa». Chiaramente si parla delle sentenze emesse da più tribunali italiani, che stanno facendo a pezzi il protocollo d’intesa tra Italia e Albania sulla gestione dei migranti irregolari.

L’Anm nega che i magistrati facciano «politica» attraverso i propri atti e rivendica lo svolgimento del ruolo «in modo imparziale». Chi, come vari esponenti del governo e della maggioranza, sostiene che un fondamento giuridico, compie «un attacco alla giurisdizione strumentale a screditare la magistratura». E lo fa perché ha un disegno preciso in mente. Quello di «preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità affidato dalla Costituzione alla magistratura». Parole dure, ma ne seguono altre. «La libertà di manifestazione del pensiero appartiene al magistrato anche quale cittadino, che la esercita, anche nel dibattito pubblico, con senso di responsabili to approvato dal Comitato direttivo centrale dell’Anm. «Sostenere, senza alcun fondamento, che un magistrato ha adottato un provvedimento per perseguire finalità diverse da quelle proprie dell’esercizio della giurisdizione è un’accusa grave che non può più essere tollerata, poiché mina i diritti fondamentali dei singoli magistrati coinvolti e della giurisdizione: delegittimare la magistratura è operazione che lede la tenuta democratica del Paese», si sottolinea ancora. Il Comitato direttivo centrale dell’Anm ritiene, «per la gravità del momento», di dover assumere «adeguate iniziative» e pertanto invita ogni attore politico «al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale».

 

 

L’Associazione dei magistrati si appella anche al Csm «per le valutazioni dell’organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell’autonomia della magistratura». Ma non c’è solo il governo nel mirino. Alle polemiche politiche «sono seguite operazioni di indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati autori di quelle decisioni finalizzate a selezionare e rendere pubbliche scelte personali ritenute correlate ai provvedimenti adottati». Il linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l’etica giornalistica». Non si fa attendere la reazione del centrodestra. Secondo la Lega la magistratura si scredita da sola: «Meno convegni e più lavoro». Quello dell’Anm è solo «un lungo piagnisteo», dichiara Enrico Costa (Forza Italia). «La grande maggioranza di magistrati indipendenti e laboriosi farà prevalere i valori della giustizia», commenta Maurizio Gasparri.