Battaglia senza quartiere

Anm contro governo: "Attaccati perché sgraditi, dove vogliono arrivare"

Il ritornello non cambia. Neppure di domenica: magistratura contro il governo. Questa volta è il turno dell'Associazione Nazionale Magistrati, l'Anm, che ha puntato il dito contro quelli che vengono bollati come attacchi centro le decisioni di parte della magistratura italiana (in primis sul caso dei centri di trattenimento in Albania). Anm afferma che, a suo giudizio, queste critiche non riguardino aspetti tecnici o giuridici, ma siano mosse da un sostanziale disaccordo politico con la maggioranza di governo. Già, loro al di sopra delle parti mentre il governo agirebbe soltanto per una sorta di pregiudizio, questo il sunto. Ma come detto, non è cosa nuova.

“Nell'ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all'indirizzo politico della maggioranza governativa", recita il documento approvato all’unanimità dal comitato direttivo centrale dell’Anm, intitolato “Il linguaggio della democrazia”. 

Secondo l’associazione delle toghe, si tratta di un tentativo deliberato di screditare il potere giudiziario per aprire la strada a riforme che potrebbero comprometterne l’indipendenza: “Si adduce aprioristicamente la matrice politica delle decisioni, sostenendo che i magistrati che le hanno adottate sarebbero intenti più a fare politica che a svolgere in modo imparziale il loro ruolo di giudici. Si tratta di un attacco alla giurisdizione strumentale a screditare la magistratura per preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità affidato dalla costituzione alla magistratura", la sparano.

Tra le questioni per le quali le toghe si dicono più preoccupate, va da sé, l’Anm segnala due provvedimenti legati ai migranti: la reintroduzione del reclamo in Corte d’appello contro le decisioni dei tribunali sui richiedenti asilo e l’emendamento al decreto flussi che assegna la competenza sulla convalida dei trattenimenti alle Corti d’appello. Secondo l’associazione, queste misure rischiano di mettere sotto pressione il sistema giudiziario: “La definizione rapida dei processi d'appello sarà resa più difficoltosa in quanto dalle prime stime si prevede che le Corti saranno gravate da sopravvenienze di 30.000 procedimenti all'anno, da definire peraltro in tempi ristrettissimi” si legge nella nota che assume sfumature profondamente politiche. In attesa del prossimo capitolo, in attesa del prossimo attacco...