Tutti in piedi

Marco Gattuso, all'Anm standing ovation per la toga rossa anti-Meloni

Giovanni M. Jacobazzi

Tutti in piedi ieri al tribunale di Bologna per Marco Gattuso, il magistrato che la scorsa settimana si era rivolto alla Corte di giustizia europea contro il decreto del governo che aveva indicato i Paesi sicuri di provenienza dei migranti al fine del loro successivo rimpatrio. La “standing ovation” nei confronti del giudice è avvenuta durante l’assemblea straordinaria della giunta distrettuale dell’Anm dell’Emilia-Romagna, indetta per manifestargli solidarietà dopo la bufera mediatica che lo aveva investito. Diversi giornali, all’indomani del ricorso ai giudici del Lussemburgo, avevano pubblicato alcuni suoi interventi passati a favore dei temi gender, sottolineando poi come il magistrato fosse unito civilmente al suo compagno con il quale aveva avuto un figlio ricorrendo alla pratica dell’utero in affitto in California.

Gattuso, esponente di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, ha però deluso i tanti che lo aspettavano in piedi, decidendo di non essere presente all’incontro ed affidando così le sue riflessioni ad una nota che è stata letta da un collega. «Ogni persona- scrive Gattuso - ha diritto che il proprio giudice sia imparziale e libero da qualsiasi condizionamento». «In questi giorni - ha aggiunto la toga - si è assistito al tentativo di trasferire l’attenzione per un provvedimento giurisdizionale, che può essere sempre oggetto di critica, ai giudici che l’hanno firmato, con un oggettivo effetto intimidatorio di condizionamento nei confronti della magistratura».

 

«Ho cercato in tutta la mia vitaprosegue ancora Gattuso- di rispettare la dignità di questo lavoro, non rinunciando mai a dire quello che penso e a vivere per quello che sono, per ché credo che un giudice debba essere innanzitutto trasparente, abbia diritto al rispetto della propria vita privata ma non debba avere nulla da nascondere, agendo sempre con riserbo, continenza e rispetto». Tra i presenti all’assemblea, oltre ai vertici del Tribunale e della Procura, numerosi magistrati e anche ex magistrati (tra cui l’ex presidente del Tribunale bolognese Francesco Caruso), componenti del Consiglio superiore della magistratura, i presidenti dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, mezzo Pd bolognese, ad iniziare da Virginio Merola, attuale parlamentare dem ex sindaco della città emiliana.

Assente Gattuso, l’intervento più atteso è stato allora quello del presidente nazionale dell’Anm Giuseppe Santalucia. «In quest’aula si sta esprimendo una composta indignazione, perché la giurisdizione merita rispetto», ha ricordato il capo delle toghe. «Non c’è una corporazione che si sente attaccata e si difende, ma si evidenzia l’importanza di una giurisdizione libera e indipendente: chiediamo di poter esercitare il nostro ruolo delicatissimo senza subire condizionamenti di sorta», ha quindi aggiunto Santalucia. A favore di Gattuso ieri erano state anche aperte diverse pratiche a tutela al Csm, sottoscritte dai togati di tutti gli schieramenti e dai tre componenti laici: Roberto Romboli (Pd), Michele Papa (M5s) ed Ernesto Carbone (Italia Viva).

 

E sempre ieri il vice presidente del Csm Fabio Pinelli si è recato in visita dalla premier Giorgia Meloni. La visita del numero due del Csm, hanno fatto sapere da Palazzo Chigi, «si inserisce nell’ambito di una proficua e virtuosa collaborazione, nel rispetto dell’autonomia delle differenti Istituzioni».