L'inchiesta di Milano

Dossieraggio, prime ammissioni degli spioni: "Mano oscura dietro al sistema"

Giovanni M. Jacobazzi

«È la vita», ha sussurrato l’ex super poliziotto Carmine Gallo uscendo ieri dalla procura di Milano mentre i giornalisti gli domandavano come si trovasse dall’altra parte della barricata. «Ha servito lo Stato» e non c’è mai stata «alcuna infedeltà», è stato invece il commento dell’avvocato Antonella Augimeri, annunciando che il suo assistito, rimasto in silenzio davanti ai magistrati, risponderà alle domande degli inquirenti solo quando avrà tutti gli atti d’indagine.

La scelta di Gallo di avvalersi della facoltà di non rispondere è stata condivisa anche dall'hacker Nunzio Calamucci e dall’imprenditore Giulio Corelli. Parziali ammissioni, invece, per Massimiliano Camponovo, l’investigatore privato nel team di Equalize. «Mi passavano i dati e facevo i report», ha precisato durante le dichiarazioni spontanee. «Avevo percepito che dietro a questo sistema c’era qualcosa di oscuro quindi a un certo punto sono stato al mio posto», ha aggiunto, affermando di sentirsi adesso «in pericolo».

 

 

E in silenzio, collegato da remoto, è rimasto ieri Giuliano Schiano, il maresciallo della Guardia di Finanza in forza alla Dia di Lecce (sospeso per 6 mesi) e che avrebbe materialmente eseguito gli accessi ai database riservati con le proprie credenziali in cambio di 1.200 euro al mese da parte di Equalize, società detenuta al 95% da Enrico Pazzali, presidente della Fiera di Milano e anch’egli indagato.

Ha invece risposto il poliziotto del Commissariato di Rho-Pero Marco Malerba, ammettendo che riceveva in cambio degli accessi abusivi varie utilità, dalle visite mediche fino al posto nei ristoranti. In attesa che i quattro principali indagati, ai domiciliari, rispondano compiutamente alle domande dei magistrati, pare delinearsi quale sarà la loro linea difensiva: molte millanterie con i clienti e poco più. Calamucci, l’ideatore di Beyond - il software che doveva incrociare informazioni da fonti aperte e altre sottratte illegalmente da vendere ai clienti- in una nota depositata ieri agli inquirenti ha precisato infatti che è «empiricamente non realizzabile».

«Come pensare di “bucare” da remoto lo Sdi - il Sistema d’indagine delle Forze dell’ordine, collettore delle segnalazioni a carico di tutti i cittadini - o altri database sensibili, senza l’apporto umano di un funzionario infedele e corrotto?», si legge nella nota. Affermazioni che andranno vagliate e confrontate con le intercettazioni, dove lo stesso ne parla invece in termini di possibilità o certezza, e soprattutto con i back-up realizzati sui server all’estero. Uno è stato sequestrato in Lituania. Nelle carte si fa spesso riferimento a Uk e Londra dove gli inquirenti potrebbero attivare forme di collaborazione con l'autorità del luogo.

Ieri comunque si è scoperto come è nata l’inchiesta sugli spioni di Equalize. Tutto iniziò con un pedinamento, poco più di due anni fa, di una persona legata alla criminalità organizzata lombarda che si era incontrata nel centro di Milano con Gallo. Il suo nome è al momento coperto da omissis. Per gli inquirenti con quell’incontro Gallo avrebbe mostrato il suo «senso di impunità». In una intercettazione ambientale, l’ex poliziotto aveva anche dichiarato di essere stato nei Servizi segreti. «Pure con Mancini (Marco, ex dirigente del Dis coinvolto nella vicenda Autogrill-Renzi, ndr) eravamo amici, anche perché è tutta gente che io ho conosciuto quando eravamo ai Servizi, con Giuliano Tavaroli (ex brigadiere del Ros dei Cc, poi responsabile della sicurezza di Pirelli e Telecom, ndr) in Procura, con Mancini...ovviamente gli ho fatto pure dei favori a lui, lui me ne ha fatti anche a me, parecchi».

E ha proposito di spionaggio, ieri il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha risposto ad un question time sulle capacità di prevenzione e risposta alla minaccia cibernetica attribuite alla Polizia postale. Capacità implementate, ha detto il ministro, mediante la creazione di appositi Nuclei operativi territoriali in grado di gestire, tra il 2022 e il 2023, «oltre 25 mila attacchi informatici classificati come rilevanti e più di 8 mila nei primi 8 mesi del 2024, nonché attraverso la costituzione di un’apposita sezione Comitato analisi strategica antiterrorismo dedicata alla minaccia cyber». Riguardo la sicurezza delle reti, l’Acn, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale guidata dal prefetto Bruno Frattasi, respinge ogni insinuazione circa presunte forme di compromissione dei propri servizi digitali da parte di Equalize e che erano apparse in questi giorni sulla stampa.

«I personaggi coinvolti in tale vicenda non hanno mai avuto alcun ruolo, contrariamente a quanto affermato, nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi informatici in uso all’Agenzia. Tale precisazione è tanto più doverosa nel momento in cui si tende ad offuscare l’integrità dell’Agenzia, con grave danno per l’immagine di questo organismo che opera a servizio della sicurezza informatica del Paese e perla sicurezza nazionale in ambito cibernetico», si legge nel comunicato. In serata, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, oggetto di spionaggio di Pazzali e soci insieme ai figli, è stato ospite di Diritto e Rovescio su Rete4 dove ha affrontato anche il tema del dossieraggio. «Sono schifato dai dossier sui miei figli», ha detto la seconda carica dello Stato. «Voglio sapere chi è il mandante».