parla il sottosegretario

Andrea Delmastro contro le toghe rosse: "Si sentono ayatollah"

La magistratura non fa paura al governo. Dopo le parole di Giorgia Meloni è il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro a ribadire il concetto: "C'è solo una cosa certa. Non saranno né le toghe rosse né il Pd a fermarci nella nostra ferrea volontà di contrastare l'immigrazione irregolare e la tratta di esseri umani". Il riferimento è alla mancata convalida da parte del Tribunale di Roma del trattenimento dei migranti arrivati nel centro italiano in Albania.

Per Delmastro non ci sono dubbi: "Abbiamo assistito a un'interpretazione abnorme della norma europea - commenta raggiunto da La Stampa l'esponente di Fratelli d'Italia - Dire questo, come ha fatto anche Nordio, è perfettamente legittimo. Perché le sentenze si rispettano, si eseguono, ma si possono commentare. Io conosco una sola corporazione al mondo che pretende l'insindacabilità, sono gli ayatollah". Che dietro ci sia la riforma con la separazione delle carriere e il sorteggio per i membri del Csm? La domanda - risponde - andrebbe posta "a chi ha alimentato lo scontro e a chi scrive certe mail, che potrebbe sentirsi irritato".

 

 

 

In ogni caso le toghe non sono riuscite a far cambiare idea all'esecutivo, che riunitosi durante un Consiglio dei Ministri ha stilato una lista di paesi sicuri per il rimpatrio. Con il decreto "ora abbiamo una norma primaria, che definisce i Paesi sicuri, in modo che sia possibile continuare con i trattenimenti e i rimpatri dei migranti irregolari. Io sono molto sereno, perché non penso che il presidente della Repubblica si faccia tirare per la giacca da chicchessia. Mentre sono convinto che le opposizioni ci proveranno" prosegue ancora il sottosegretario. D'altronde alla base del diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture albanesi c'erano proprio i paesi sicuri. Per i giudici è "impossibile riconoscere come 'Paesi sicuri' gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell'inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto a essere condotte in Italia".