Nero su bianco

Magistratura democratica, tutte le dichiarazioni di guerra al governo

Tommaso Montesano

Sostiene Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, il “sindacato” delle toghe: «La magistratura non ha compiti di ausilio governativo, ma di rispetto dei diritti e delle garanzie delle persone. Senza occuparsi dei programmi politici del governo di turno». Traduzione: la “stella polare” della categoria è la “terzietà”.

Delle posizioni personali della giudice Silvia Albano, uno dei magistrati che ha firmato il contestato provvedimento che al momento blocca l’applicazione del protocollo italo-albanese sui richiedenti asilo, si è già scritto e detto molto. Ma Albano è anche presidente di Magistratura democratica, la corrente progressista dell’Anm che ha fatto dell’intervento sui «programmi politici del governo di turno»- in questo caso l’esecutivo di Giorgia Meloni- il suo imperativo. Md, per inciso, di cui lo stesso Santalucia, attraverso il cartello elettorale di Area, è espressione.

E Md non ha mai nascosto come la pensa sul dossier politico del momento, ovvero l’immigrazione. A ogni provvedimento di Palazzo Chigi è seguito il controcanto delle toghe con prese di posizioni pubbliche, convegni, seminari e appelli a non applicare le misure approvate.

 

 

 

TUTTI IN PIAZZA 

L’ostilità viene da lontano. Per dire: il 1° ottobre 2021- governo Draghi - Md organizza a Reggio Calabria un convegno «dedicato alle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti». Titolo: «Un mare di vergogna». Tra i relatori, la stessa Albano, gli avvocati di Asgi, Amnesty International e le Ong Medici senza frontiere, ResQ e Mediterranea. A tirare le conclusioni è Stefano Musolino, segretario generale di Md (lo stesso di cui la Lega ha denunciato la partecipazione, nei giorni scorsi, a una manifestazione dei No Ponte per contestare il ddl Sicurezza).

Così non sorprende, una volta avvenuto il cambio della guardia a Palazzo Chigi, che l’offensiva prosegua. Il 22 ottobre 2022, giorno dell’insediamento del nuovo esecutivo, Md aderisce alla manifestazione, insieme ad altre 40 sigle «della società civile», per la revoca del memorandum con la Libia. È il riscaldamento. Il successivo 7 novembre Md prende di mira i decreti “anti-Ong”. Sono i giorni dello scontro con le imbarcazioni Humanity1 e Geo Barents. L’esecutivo di Md firma una nota dal titolo inequivocabile: «I decreti devono essere ritirati». Segue una spiegazione dettagliata sul perché i provvedimenti siano «manifestamente illegittimi (...). È necessario che il governo ritiri immediatamente i suoi decreti e consenta lo sbarco a tutte le persone naufraghe che da giorni sono costrette a rimanere sulle navi di soccorso». Sul sito, la notizia dell’iniziativa appare sotto il titolo «il governo ritiri subito i decreti che impediscono lo sbarco dei naufraghi nei nostri porti». Giusto per capire l’orientamento politico della mobilitazione: in calce all’appello ci sono, tra le altre, le firme di Cgil, Amnesty International, Msf, Emergency, don Ciotti, Refugees Welcome Italia... Poi c’è la tragedia di Steccato di Cutro.

 

Il 26 febbraio 2023 Md ribadisce quale dovrebbe essere il punto di partenza di ogni possibile intervento: «Nessuna politica potrà fermare i flussi migratori (...). Questa non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale». Il successivo 11 marzo le toghe attaccano la riforma della protezione speciale: «La riposta ai morti di Cutro non è stata una rivisitazione critica della ratio punitiva e respingente che ha governato le politiche migratorie, ma si propone di estromettere queste persone dal sistema legale, impedendo loro – nella volontà del governo – di chiedere un permesso per protezione speciale».

Per questo il 16 aprile le toghe aderiscono alla manifestazione “Invertire la rotta” di due giorni dopo, convocata per protestare contro la conversione in legge del “decreto Cutro”: «Magistratura democratica non intende rimanere in silenzio». E ancora: «Come giuristi metteremo in campo ogni iniziativa a tutela delle norme costituzionali e convenzionali». Sempre in tema di compagnie: lo scorso 12 aprile, insieme ai colleghi di Medel, i “Magistrati europei per la democrazia e le libertà”, Md organizza un convegno all’università di Roma con questo ordine dei lavori: «Immigrazione in Europa e diritti fondamentali. Quale progetto per la prossima legislatura europea?». Nel corso della kermesse, intervengono Elisabetta Piccolotti di Avs, Pierfrancesco Majorino del Pd e l’allora europarlamentare (ex dem) Massimiliano Smeriglio. In un passaggio del volume con gli atti dei lavori, a proposito della nuova legislazione del governo in tema di immigrazione, si legge: «In questo difficile contesto si inserisce il lavoro del giudice, chiamato a garantire la tutela dei diritti fondamentali dei migranti, ad applicare le norme primarie e i princìpi, inderogabili delle Carte, delle Convenzioni, del diritto dell’Unione, e delle Costituzioni». Un preavviso, alla luce di quanto accaduto in questi giorni.

 

 

 

«LOGICA PENALE REPRESSIVA»

Non solo immigrazione. Per Md è fumo negli occhi anche il “decreto sicurezza”. Il 17 settembre Md diffonde una nota nella quale fa le pulci alle misure governative, che esprimono una «visione dei rapporti tra autorità e consociati fortemente orientata al versante dell’autorità». Il decreto è «espressione di una logica penale principalmente repressiva e muscolare», oltre a «rendere più difficile il soccorso e più difficile la vita dei migranti».

Negli stessi giorni torna d’attualità il “processo Open Arms” in cui è imputato Matteo Salvini. E qui torna in ballo Musolino, in organico a Reggio Calabria come procuratore aggiunto e segretario generale della corrente. In un’intervista al quotidiano comunista il manifesto, Musolino si meraviglia della reazione del leader della Lega alla richiesta della condanna a sei anni di reclusione nei suoi confronti.

«Nel caso di Salvini ci si pone al di sopra delle leggi e si pretende una sorta di immunità assoluta», dice il magistrato. Troppo baccano, chiosa: «La reazione di Salvini, e ovviamente anche quelle del resto del governo, mi sembrano una sorta di influenza trumpiana sulla politica italiana». La digressione sulla politica americana e i suoi riflessi in Italia, del resto, mancava.