Battaglia in aula

Open Arms, Bongiorno smaschera la Ong: "L'e-mail senza risposta. Chi è il sequestratore?"

Giulia Bongiorno nella sua arringa finale nel processo Open Arms mette spalle al muro l'Ong e lo fa smontando pezzo per pezzo le accuse contro Matteo Salvini. Il legale del vicepremier mette in discussione la tesi del sequestro di persona tanto cara ai pm. E l'avvocato Bongiorno nel suo appello finale non usa giri di parole: "L’Italia aveva chiesto una semplice mail con dati già presenti per far scendere i migranti. Open Arms non rispose. Chi ha sequestrato?", è la domanda che si pone Giulia Bongiorno.

Quesito legittimo che fa vacillare completamente l'accusa contro l'allora ministro degli Interni. "L’Italia scongiura Open di mandare la mail” con i report sullo stato di semplice disagio degli immigrati, procedura semplice per consentire lo sbarco come già avvenuto il 15 agosto per un gruppo di migranti. Nei giorni successivi, ricostruisce Bongiorno, la ong cambiò strategia e rifiutò di inviare semplici attestazioni come quelle trasmesse poche ore prima e che avevano consentito la discesa a terra di un gruppo di migranti.

“L’Italia era in ginocchio!” davanti alla ong spagnola, sottolinea Bongiorno. Ribadendo che c’era massima disponibilità per offrire un canale di sbarco immediato e che non passava dal Viminale all’epoca guidato da Matteo Salvini. Ed è proprio su questo punto che crolla l'assunto dell'accusa che vuole additare l'ex ministro come un "sequestratore". "Bastavano tre righe! Bastava che i migranti scrivessero la parola “disagio” per scendere. Eppure decisero diversamente. Perché?". Già perché? Intanto il processo è stato rinviato per eventuali repliche e per la decisione al 20 dicembre, come stabilito dal presidente della II sezione penale del tribunale di Palermo.