L'ex senatore Pd

Marcucci sta con Toti: "Ci siamo indignati per Ilaria Salis, ora mobilitiamoci per lui"

"Non capisco la decisione dei giudici del riesame che non revocano i domiciliari al presidente Toti. 'Non capisce le accuse': è un motivazione sufficiente? Ci siamo indignati, giustamente, per le modalità della carcerazione preventiva ai danni di Ilaria Salis. Credo che si debba mobilitare anche per quelle di Giovanni Toti". La presa di posizione, forte, è di Andrea Marcucci, ex capo dei senatori Pd e oggi presidente di Libdemeuropei. Di fatto, è il primo esponente dell'area progressista e a scendere in campo a fianco del governatore ligure.

"L'idea che Giovanni Toti, con la sua carica, possa commettere reati simili con soggetti diversi, appare come un pregiudizio o un processo alle intenzioni, certamente estraneo alla storia di questi anni di amministrazione, estraneo alle accuse ed estraneo al tema giudicato", è invece il commento, in una nota, di Stefano Savi, avvocato difensore del presidente. Il legale aggiunge che, secondo l'impostazione dei giudici, "la cancellazione delle esigenze cautelari appare incompatibile in perpetuo con la carica di presidente di Regione, ma, visto il rigetto delle forme attenuate" la misura "appare incompatibile anche con l'esercizio dei diritti politici del soggetto indagato".

 

 

 

"Il rigetto della richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata da Toti è sconcertante e incomprensibile soprattutto perché lo stesso tribunale del riesame ammette che non c'è il rischio di inquinare le prove - puntualizza Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati -. Sono più di due mesi che il presidente della Liguria è stato privato della libertà: qual è la pericolosità di Giovanni Toti, come potrebbe mai reiterare un eventuale reato se la sua azione amministrativa sarebbe, ovviamente, sottoposta a un controllo capillare da parte di tutti, a partire dai media?". "Si rafforza il sospetto che la detenzione domiciliare sia uno strumento di pressione per costringere un presidente eletto due volte a larghissima maggioranza alle dimissioni - conclude l'ex ministro Lupi - E questo sarebbe francamente inaccettabile. Ora attendiamo con fiducia la Cassazione".