La riforma non piace alle toghe

Anm, magistrati sul piede di guerra: scioperi e mobilitazioni contro il governo

I magistrati sono sul piede di guerra. La separazione delle carriere "non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio giustizia, ma determina l’isolamento del pubblico ministero, mortificandone la funzione di garanzia e abbandonandolo ad una logica securitaria, nonché ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo", attacca l'Anm in un documento approvato all’unanimità al termine del Comitato direttivo centrale di oggi a Roma.

È una riforma che, "stravolgendo l’attuale assetto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri dello Stato, sottrae spazi di indipendenza alla giurisdizione, riducendo le garanzie e i diritti di libertà per i cittadini", denuncia ancora l'Associazione nazionale magistrati che annuncia scioperi, iniziative appunto come "l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del ddl di riforma costituzionale, di una o più giornate di astensione dall’attività giudiziaria per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma", e, "nella eventuale prospettiva di un referendum costituzionale, l’impegno a ogni forma di mobilitazione, inclusa la partecipazione a eventuali iniziative di comitati referendari". 

 

 

E ancora tra le iniziative di Anm enunciate nel documento approvato figurano: "L’elaborazione di una strategia comunicativa innovativa ed efficace anche mediante il supporto di esperti della comunicazione; lo svolgimento di iniziative comuni su tutto il territorio coinvolgendo istituzioni locali, avvocatura, scuole, università, esponenti della società civile, sindacati e associazionismo; l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo; la creazione di luoghi di confronto e sinergia con le altre magistrature e il coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura".

 

 

"Abbiamo buone ragioni per spiegare che è una cattiva riforma che tende a indebolire l’assetto democratico", tuona il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, in apertura del comitato direttivo centrale. La riforma, attacca ancora, "dimostra "insofferenza nei confronti della giurisdizione. Il problema è il contenimento di un potere che si crede abbia invaso gli spazi della politica e che va ricondotto nei suoi confini". E "la ragione della nostra preoccupazione risiede in questo".

Per il segretario dell'Anm Salvatore Casciaro "il ddl di riforma costituzionale si propone non solo di separare le carriere dei magistrati ma va oltre: ridisegna in profondità la stessa geografia della giurisdizione" e "con l’obiettivo demagogico di ridurre il grado di ’politicizzazione' della magistratura ordinaria vuole, in realtà, colpire al cuore l’associazionismo giudiziario".