Riforma della giustizia

Liguria, è iniziata la nuova guerra dei pm: i risvolti del caso-Toti

Fabrizio Cicchitto*

Caro direttore, lei ricorderà che dal 1945 al 1989 in Italia i partiti si finanziavano in modo così irregolare che addirittura la Cia era fra chi finanziava la Dc e i partiti laici e il Kgb invece il Pci. Ciò dipendeva dalla divisione del mondo fatta a Yalta. Tutti, magistrati e giornalisti, sapevano come stavano le cose ma nessuno mosse un dito. Poi, quando fra il 1989 e il 1991 crollò il comunismo in Urss e nei Paesi dell’Europa dell’Est, Francesco Cossiga fu l’unico a capire che le conseguenze ci sarebbero state non solo per il Pci, costretto a cambiare nome, ma anche per la Dc, il Psi, e i partiti laici. La profezia di Cossiga si rivelò giusta. Infatti, finito il pericolo comunista, i poteri forti ritennero che oramai i partiti andavano ridimensionati se non distrutti.

L’antipolitica nasce di qui: con un circo mediatico giudiziario costituito dai pm di Milano e dai quattro quotidiani più politicamente significativi (il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e L’Unità, organo del Pci- Pds) si procedette all’attacco ai partiti denunciando il loro finanziamento irregolare. Per altro verso l’inserimento dell’Unità fra i quattro quotidiani leader fu la spia di come tutto ciò si tradusse sul piano politico. Infatti, mentre Tangentopoli come sistema coinvolgeva tutto e tutti, sia dal punto di vista dei gruppi economici sia dal punto di vista dei partiti, invece Mani Pulite (pool dei pm di Milano e pool dei quattro giornali) rase al suolo Craxi e il Psi, l’area di centrodestra della Dc, i partiti laici e salvò il Pci-Pds e la sinistra Dc che avrebbero dovuto essere la nuova realtà egemone di governo. In seguito alla discesa in campo di Berlusconi è derivato l’atipico bipolarismo che ha caratterizzato la seconda Repubblica, con lo scontro fra la coalizione berlusconiana e quella anti berlusconiana.

 

 

 

Veniamo ai giorni nostri. Fra centrodestra, centrosinistra e M5S sono stati inferti colpi durissimi alla funzionalità e alla stessa democrazia reale del nostro sistema politico: il disseminato taglio del numero dei parlamentari, leggi elettorali “mostruose”, dal Porcellum al Rosatellum che hanno tolto agli elettori anche la facoltà di scegliere il “loro parlamentare”. Questa è una delle cause dell’assenteismo crescente.

Ma le cose non si sono fermate qui. Il governo di Enrico Letta del 2014 ha dissennatamente annullato il finanziamento pubblico ai partiti. È rimasto in campo solo il finanziamento privato di cui non esiste una regolamentazione precisa. Sulla base del testo di legge attuale non è vietato, purché dichiarato e trasparente, che le imprese che finanziano presidenti di Regione, assessori, sindaci e fondazioni private poi possono ottenere nello stesso ambito territoriale, gestito da coloro che hanno finanziato, l’assegnazione di appalti per opere pubbliche e altre operazioni economiche.

Orbene, con l’arresto di Toti c’è stato un duplice rovesciamento della impostazione su questo terreno: nel caso in cui un imprenditore che abbia versato un contributo a un presidente di Regione o a un assessore o a un comitato elettorale e poi ottenga l’assegnazione di lavori in quell’ambito territoriale, a Genova tutta questa operazione, finora considerata lecita, è stata ritenuta dalla procura una tangente tanto che Toti è stato arrestato. Lo choc è stato enorme anche perché l’arresto, richiesto a dicembre, è stato realizzato a maggio, appena un mese prima delle elezioni europee. Lo scopo dell’arresto e del rinvio da parte dei pm dell’interrogatorio di Toti è evidente: forzarlo a dare le dimissioni per creare le premesse di elezioni anticipate. Si tratta della cosiddetta sentenza anticipata. Poi Toti, come già è avvenuto per altri presidenti di Regione o sindaco, fra sette o otto anni, può anche essere assolto, a vicende politiche oramai del tutto pregiudicate.

 

 

 

Le cose non si fermano però a Genova. Se diventa prevalente o comunque praticabile la valutazione che il finanziamento privato da parte di imprese che poi ottengono appalti è di fatto una tangente, allora dopo Toti, a cascata, di casi come questo ne possono avvenire qualche decina e riguardare quasi tutte le autorità regionali e locali, a meno che le procure non decidano di concentrare il fuoco solo in una direzione, quella del centrodestra. La cosa è possibile se non probabile perché, al di là di una politicizzazione in senso partitico, è aperta una partita. Quasi tutte le procure non perdonano al governo di centrodestra di promuovere lo sdoppiamento delle carriere che ha come certa conseguenza non la subalternità dei pm al governo, mala formazione di due Csm. Qualora si verificasse questa ipotesi, il potere dei pm subirebbe un drastico ridimensionamento. Infatti allo stato il Csm decide per lottizzazione tra le correnti le carriere e l’assegnazione delle sedi tra tutti i magistrati. Siccome però tutte le correnti principali, di destra, di centro e di sinistra, sono dominate dai pm, di conseguenza questi decidono anche sulle carriere dei magistrati giudicanti, con ovvie conseguenze. Invece con i due Csm derivanti dalla separazione delle carriere, questo potere dei pm verrebbe meno, e il Csm della magistratura giudicante interverrebbe autonomamente sulle carriere di questo ramo.

Di qui la possibilità che Toti sia solo il primo di una lista molto più lunga. Forse, a partire dal presidente della Repubblica, una riflessione sulla necessità di un chiarimento politico e giuridico su questo aspetto non chiarito del finanziamento dei privati è indispensabile, per il bene di tutti e per la tenuta democratica del sistema. Infatti è possibile che a Genova sia stata accesa una miccia che può avere effetti deflagranti per tutto il sistema politico e istituzionale.

*Presidente ReL Direttore Civiltà Socialista