La sentenza

Lollobrigida "neo-hitleriano". Fine della diffamazione: la sinistra avrà mano libera

Segnatevi la data di ieri, 15 maggio 2024: è il giorno in cui è ufficialmente morto il reato di diffamazione, e – con esso – la possibilità di difendere l’immagine, l’onore e la reputazione di una persona.

I fatti, intanto: un giudice ha prosciolto («perché il fatto non costituisce reato») la professoressa Donatella Di Cesare, campionessa filosofica dell’ultrasinistra, che era stata rinviata a giudizio per diffamazione per aver definito il ministro Francesco Lollobrigida nientemeno che «neohitleriano».

Comprendete bene che, se viene sdoganata un’accusa del genere, tra le più infamanti che si possano scagliare contro qualcuno, tutto diventa possibile nella polemica pubblica (con l’eccezione che vedremo tra poco), e qualunque freno inibitorio è destinato a saltare. Per capirci, se questo è il metro di giudizio, anche l’atroce insulto del professor Luciano Canfora contro Giorgia Meloni («neonazista nell’animo») rischia di ricevere un clamoroso semaforo verde giudiziario (...)

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