L'ordinanza
Liguria, mazzette a Giovanni Toti? "Non è possibile escludere": i pm si smentiscono da soli
Mazzette a Giovanni Toti? Non ci sono fatti reali che provino la corruzione del governatore della Liguria. A dirlo, e quindi a smentire la tesi che sta circolando in questi giorni, è proprio la Procura nelle 654 pagine dell’ordinanza in cui dipingere un quadro fosco di rapporti tra Toti e le imprese. "Non è possibile escludere che tali bonifici possano sottendere finanziamenti volti al perseguimento di interesse privati" scrivono. E, come evidenzia bene Il Giornale, sta proprio in quel "non è possibile escludere" la conferma che non esistono prove di corruzione a carico di Giovanni Toti.
Tutto l'impianto probatorio girerebbe attorno ad alcune parole che il governatore ha rivolto al suo capo di gabinetto Matteo Cozzani il 10 marzo 2021: "Poi ci si infila dentro anche la roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce". Il riferimento è all'imprenditore Pietro Colucci che realizzò otto finanziamenti, per un totale di 195mila euro, tra il 2016 e il 2020 a favore del Comitato Change e del Comitato Toti Liguria.
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Il gruppo a cui capo c'è Colucci si occupa di smaltimento dei rifiuti e in Liguria controlla alcune discariche: la più grossa è la Boscaccio di Vado Ligure, gestita dalla Ecosavona, una società a capitale misto pubblico-privato. Per ottenere l'autorizzazione ad ampliare la discarica, la Innovatec ha presentato due istanze alla Regione nel maggio 2017. Da qui nascerebbero i sospetti che la somma versata a Toti sarebbe servita per corromperlo.
Gli inquirenti avrebbero dedotto che la frase pronunciata al suo collaboratore proverebbe "il fatto che Toti volesse parlare con (o di) Colucci della vicenda delle discariche in modo riservato (de visu e non semplicemente telefonico). Ciò lasciava intendere la volontà di rendere sicura la conversazione e al contempo confermava l’esistenza di un rapporto privilegiato tra l’imprenditore e il governatore". Il giudice ha dovuto ammettere come «le intercettazioni non abbiano consentito di trovare ulteriori riscontri alla ipotesi corruttiva inizialmente ipotizzata a carico di Giovanni Toti e Pietro Colucci».