Sollevazione
Davigo, frase-choc sui suicidi? "Non ci rappresenta", scaricato dalla magistratura
A tutto c'è un limite e per i magistrati italiani, questa volta uniti nonostante le correnti, l'ex toga di Mani Pulite Piercamillo Davigo l'ha superato. “L’ex collega Davigo parla a titolo personale e le sue opinioni non possono essere confuse con le idee della magistratura italiana", ha detto il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia a Angela Stella che ha chiesto il suo parere a proposito dei suicidi in carcere per un articolo sull'Unità a commento delle pesanti dichiarazioni di Davigo durante il podcast di Fedez Il Muschio selvaggio. "La magistratura e l’ANM hanno con piena convinzione radicata l’idea della centralità dei valori della persona, della vita umana sia nell’accertamento penale che durante l’esecuzione della pena. Per noi", puntualizza Santalucia, "il suicidio in carcere rappresenta un dramma collettivo, che non ci può lasciare indifferenti, interroga tutti, a partire da noi magistrati". "Quindi", ha aggiunto il presidente dell'Anm, "prendo le distanze dalla prospettiva di Davigo" che, quando Fedez gli ha chiesto se gli fosse dispiaciuto quando qualcuno dei suoi indagati, ad esempio Raul Gardini, si tolse la vita, ha risposto: "Ma certo che dispiace", però "prima di tutto, se uno decide di suicidarsi lo perdi come possibile fonte di informazioni".
"Quello che ha detto Davigo", ha ribadito Santalucia, "è a noi estraneo e preciso che non è la posizione della magistratura italiana che è fortemente convinta della centralità dei valori della persona, perché crediamo nella Costituzione che tutela la vita e la dignità umana. Si figuri se la magistratura può accettare la compressione di questi valori assoluti”. Sulla stessa onda Andrea Natale, dell’esecutivo di Magistratura Democratica, che dice all'Unità di aver trovato "davvero molto gravi le parole di Davigo, sotto diversi profili". "Anzitutto", puntualizza, "viene in rilievo un profilo umano e colpisce la difficoltà a vedere il dramma che investe la persona che decide di togliersi la vita. Le trovo poi gravi sotto un altro profilo: dire che il suicidio è un danno per le indagini perché si perde una fonte di informazioni è un’affermazione che, forse volendo sembrare arguta, si pone in contraddizione con elementari principi di cultura giuridica e con il principio personalistico chiaramente scritto nella nostra Costituzione. La persona umana non è semplice mezzo; la persona umana è, kantianamente, fine in sé".
Bocciatura anche da parte di Angelo Piraino, segretario di Magistratura Indipendente, che all'Unità ricorda "un anziano e autorevole magistrato che ho incontrato agli inizi della mia carriera". "Mi insegnò", continua Piraino, "che per fare bene questo mestiere bisognava prima aver sperimentato per sei mesi il lavoro dell’avvocato e per un paio settimane il carcere, per comprendere appieno le conseguenze delle nostre decisioni. Mi riconosco in questo modello di magistrato, non in quello rappresentato dal dottor Davigo, e come me penso la quasi totalità dei magistrati italiani”. Anche per Maria Rosaria Savaglio, segretario nazionale Unicost, le dichiarazioni di Davigo sul tema dei suicidi in carcere "sono da intendersi come rilasciate a titolo personale e non possono essere riferite alla collettività dei magistrati". "Ogni suicidio in carcere", spiega Savaglio, "è una sconfitta per lo Stato e i dati sono allarmanti, richiedono una riflessione seria e l’adozione di misure di contrasto. La questione non si può liquidare certo con una battuta”. Idem Giovanni Zaccaro, Segretario di AreaDg: “I suicidi sono sempre un dramma, se avvengono in carcere sono una vergogna nazionale”.