parla il ministro
Nordio su Iolanda Apostolico: "Poteva manifestare, ma non doveva"
Carlo Nordio ha 76 anni, ma solo uno di questi anni lo ha trascorso da ministro. E in questo anno è stato bersagliato da più polemiche lui di tutti gli altri ministri messi insieme. Ne è sempre uscito bene. Ora è la volta della giudice Iolanda Apostolica, che ha firmato una ordinanza che suona come sfida al governo, e poi si è scoperto che aveva partecipato a manifestazioni di piazza contro Salvini.
Signor ministro, può una giudice andare in piazza contro il governo?
«Come si dice? You can, but you may not. Puoi, ma non devi. I limiti di un magistrato sono ormai fissati da varie pronunce della Giurisprudenza, ma soprattutto dalla deontologia e dal buon senso. Più manifesta le sue idee politiche, più vulnera la presunzione di imparzialità. Negli Stati Uniti il giurato viene addirittura interrogato dal difensore sulle sue esternazioni, e può essere ricusato anche per una battuta impropria».
La Magistrata Iolanda Apostolico dovrebbe dimettersi?
«Il ministro della Giustizia non può esprimersi su questo caso specifico, prima di aver acquisito tutti gli elementi necessari. Ufficialmente non sappiamo nemmeno se la magistrata abbia partecipato o no a quella manifestazione. Sono state annunciate interrogazioni. Faremo subito accertamenti».
Ma quel video chi l’ha ripreso e chi lo ha fornito a Salvini? La sinistra dice che è dossieraggio...
«Ripeto che non intendo commentare quel filmato. Ma in linea generale, un filmato di un evento pubblico non è mai un dossieraggio. Può provenire da chiunque, anche da un giornalista. Con questo criterio tutti i documentari di eventi, sarebbero dossieraggi».
Dicono che è stato violato il diritto alla privacy.
«Peggio mi sento. Definire un’invasione della sfera privata la documentazione di un evento pubblico è violare un principio di elementare logica aristotelica: si chiama principio di non contraddizione. Se tu partecipi a una manifestazione pubblica, non puoi dire di esser stato spiato nella tua vita privata. Questa irragionevolezza può essere una voce dal sen fuggita nella polemica politica. Ma mi stupisce dolorosamente che provenga da alcuni magistrati».
Ma sono stati anche resi pubblici e usati contro la Magistrata dei post estratti dai social che la Magistrata aveva cancellato.
«E la pubblicazione di quanto si scrive nei propri profili social sarebbe una violazione? Qui siamo addirittura nella metafisica del ridicolo. Chi ci scrive le proprie opinioni lo fa proprio perché intende divulgarle. È esattamente il contrario della riservatezza da tutelare. Se poi le cancella, magari per una vereconda riflessione tardiva, non per questo ne elimina la sussistenza: ciò che è fatto è fatto. E aggiungerei che sarebbe anche un tentativo ingenuo e maldestro, perché oggi tutto si conserva e tutto si può ricostruire. E anche qui mi dolgo che questa sensibilità pelosa si affievolisca quando invece vengono divulgate conversazioni intime che invece dovrebbero restare segrete».
Una convinzione ideologica può condizionare le decisioni di un magistrato?
«In teoria mai. Che un magistrato abbia convinzioni politiche è ovvio: la sua stessa cultura non può non avergli fatto maturare delle idee in materia. Il suo dovere è fare il massimo sforzo per prescindere dalle stesse quando indaga o giudica personaggi politici. Talvolta questa autocensura può paradossalmente renderlo più indulgente verso chi non la pensa come lui.
Io sono da sempre un liberale. Quando indagai sull’onorevole D’Alema e poi chiesi l’archiviazione perché ripudiavo il principio “che non potesse non sapere” molti scrissero che ero stato troppo buono».
La riforma della giustizia arriverà o si è fermata?
«Segue il cronoprogramma inviato a suo tempo alla presidente del Consiglio. La prima parte, sull’abolizione dell’abuso di ufficio, la custodia cautelare, la segretezza delle indagini e altro, è già all’esame del Parlamento, e va avanti bene. Sulle intercettazioni, dove ho presentato un disegno di legge limitatamente alla tutela del terzo, il lavoro prosegue in sintonia con l’eccellente lavoro della Presidente Bongiorno e della sua commissione. Quella sarà davvero una riforma radicale, in senso garantista».
E la separazione delle carriere tra pm e giudici la vedremo mai?
«La separazione delle carriere è nel programma di governo, e quindi è un impegno verso gli elettori. Ma per essere realmente efficace richiede una revisione costituzionale. Mi spiego: essa non è un capriccio dell’avvocatura, ma una conseguenza necessaria all’adozione del codice Vassalli, di stampo accusatorio anglosassone, che abbiamo adottato nel 1988. Vassalli non era solo un grande giurista, ma anche un valoroso partigiano decorato per il suo coraggio antifascista. Quindi chi ne teme la piena attuazione come un rigurgito antidemocratico, commette una blasfemìa che ne disonora la memoria. Tuttavia il codice funziona, come in tutti i paesi anglosassoni, solo a certe condizioni: tra queste la separazione delle carriere e la discrezionalità dell’azione penale, che la nostra Costituzione esclude. Quindi i tempi saranno più lunghi».
La Anm è un’organizzazione politica?
«No, è un sindacato. Rispettabilissimo come tutti i sindacati. Ma è sempre e solo un sindacato».
Ministro cosa ne pensa del processo a Salvini?
«Come ministro della Giustizia non penso proprio nulla, se non alla sua sollecita definizione. Ma così come è assurdo cancellare i propri messaggi sui social, altrettanto sarebbe assurdo se fingessi di non aver scritto ciò che scrissi come editorialista. E raccogliere i miei articoli non lo considero affatto un dossieraggio».
Giorgia Meloni sta vincendo la sua battaglia in Europa?
«La sta combattendo al meglio, con risultati oltre ogni aspettativa, tenuto conto della complessità dei problemi e soprattutto delle condizioni di partenza. Anche qui, bisognerebbe rileggere quello che le attuali opposizioni scrivevano durante la campagna elettorale: lo spread a 500, gli Usa diffidenti, l’Unione Europea in allarme rosso. Oggi, nonostante la crisi, lo spread è contenuto più di due anni fa, e noi siamo gli alleati più affidabili dell’Alleanza Atlantica: la nostra posizione fermissima sull’Ucraina ne è prova tangibile. E l’Europa finalmente si muove nella nostra direzione».