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Iolanda Apostolico? "Tutti insieme, fanc*** Salvini": magistrato smascherato

Paolo Ferrari

A Massimo Mingrino, funzionario amministrativo anche con funzioni di tutor del Ministero della Giustizia nonché marito della giudice del tribunale di Catania Iolanda Apostolico, il leader della Lega Matteo Salvini non deve essere per nulla simpatico. Anzi. Scorrendo il suo profilo Facebook, compare infatti una copertina di Charlie Hebdo, il giornale satirico francese, con il ritratto di Marine Le Pen e di Salvini, chiamato affettuosamente le tète de penis.

Qualche settimana dopo l’insediamento del governo Conte, ad agosto del 2018, Mingrino rilancia e posta una foto che ritrae alcune persone di colore che ballano, accompagnata questa volta da un sobrio e discreto commento: «Festa di piazza, si balla, si salta, tutti insieme. Allegria, energia, gioia. Fanc*** Salvini».

Fra i like di entrambi i post balza all’occhio quello della moglie magistrata a cui evidentemente le idee del marito, impegnato politicamente con Rifondazione comunista, nei confronti di Salvini, all’epoca ministro dell’Interno ed impegnato nel contrasto all’immigrazione clandestina, non dispiacciono.

La circostanza non è sfuggita ai capigruppo di Camera e Senato della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. «Ma un giudice che dovrebbe essere super partes può mettere like ad una foto in cui si manda a quel paese, per usare un eufemismo, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini? Aspettiamo spiegazioni», fanno sapere i due parlamentari.

 

 

 

Oltre a mettere il like a «Fanc*** Salvini», Apostolico sul proprio di profilo Fb condivideva le pagine di “Free Open Arms” e quella di “Open Arms”, l’Ong che ha portato il leader della Lega alla sbarra per sequestro di persona. E anche pagine di partiti di estrema sinistra. La giudice ha spaccato Il Csm si è spaccato sul caso: alcune toghe di sinistra hanno chiesto di aprire una pratica a tutela della giudice Apostolico, mentre i consiglieri di Magistratura indipendente non hanno aderito alla richiesta.

Che con la Lega, comunque, non ci fosse grande ‘feeling' lo sospetta l’europarlamentare del Carroccio Susanna Ceccardi che recentemente è andata a trovare in carcere il gioielliere catanese Guido Gianni, condannato per omicidio a quasi 13 annidi prigione. Relatrice della sentenza di condanna fu proprio, nel 2019, Apostolico.

«Perché non applicò a Guido Gianni le scriminanti per la legittima difesa? Non voglio pensare che quella fu una sentenza politica. No, sarebbe troppo grave giocare sulla pelle di un padre di famiglia, dei suoi figli e di sua moglie che lo aspetta a casa inconsolabile», ricorda Ceccardi, domandandosi se la magistrata all’epoca applicò «la legge o ha lasciato che le proprie posizioni influissero sul giudizio». Ed infatti la vicenda giudiziaria di Guido Gianni è piena di ombre.

 

 

Nel 2008 tre rapinatori assaltarono la sua gioielleria a Nicolosi. Con una violenza inaudita bloccarono al suo interno la moglie ed un cliente. Il gioielliere, dopo aver visto la consorte svenire per un colpo fortissimo alla tempia da parte di uno dei banditi, nel caos di quei momenti concitati sparò uccidendone due e ferendone il terzo. Il commando era legato al clan mafioso Santapaola. La cosa si ritorse contro Gianni che vide sparire immediatamente i clienti, evidentemente terrorizzati da una rappresaglia della mafia. Al termine del processo, i giudici non credettero alla difesa di Gianni secondo cui i colpi partirono durante quella violenta colluttazione. Nella sentenza si parlò di una sorta di “esecuzione” con Gianni che uscì dal suo negozio, rincorse i banditi in fuga e gli sparò alle spalle uccidendoli, pur in assenza di testimoni. La moglie in questa storia si è anche ammalata e Gianni è stato poi condannato a risarcire i familiari dei due mafiosi uccisi.

La Lega che ha portato avanti la battaglia perla «difesa sempre legittima» ha fin da subito mostrato vicinanza al gioielliere e lo stesso Salvini lo ha incontrato in carcere a Palermo in questi anni. «Il giudice che manifesta il suo convincimento attorno all’oggetto di un procedimento, in sede diversa rispetto a quella dell’esercizio delle sue funzioni, dovrebbe astenersi. Purtroppo, questo a Catania non è accaduto. Alla luce dei fatti, il governo fa bene a sostenere, con tutte le evidenze necessarie, il ricorso contro una sentenza inspiegabile, che ha portato al rilascio di quattro migranti tunisini», è stato invece il commento in serata del sottosegretario alla Giustizia, il senatore Andrea Ostellari (Lega). Sembra di essere tornati ai tempi di Luca Palamara: «Salvini è innocente ma va fermato».